Spunti di vista

I compiti a casa: un affare di famiglia?

08.28.2015 - By Radio 24Play

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In apertura parliamo di Stati Uniti. Il giorno dopo la morte di due giornalisti statunitensi, uccisi da un ex collega di lavoro in Virginia, desta scalpore la scelta presa dalla catena di supermercati WalMart: smettere di vendere armi in Usa. "Questa scelta è stata presa basandoci solo su quella che è la domanda dei clienti"- ha detto il portavoce di Walmart, Kory Lundberg. Il gruppo ha anche precisato che non si tratta di una decisione politica, e che è stata presa mesi fa a causa di un calo delle vendite di modelli particolari di armi. Intanto negli Stati Uniti si stima che ci siano in circolazione tra i 270 e i 310 milioni di armi. Numeri che potrebbero essere tra le motivazione di WalMart ad annunciare lo stop delle vendite di armi. Cifre impressionanti che hanno fatto affermare al presidente Obama che la violenza provocata dall'eccessiva diffusione delle armi provoca più vittime del terrorismo. I numeri e le pressioni degli azionisti di Walmart, che hanno fatto pressione sulla società affinché riconsiderasse la sua politica di vendita di alcuni prodotti (come quelli utilizzati in stragi di massa come quella alla scuola Sandy Hook di Newtown, in Connecticut, o nel cinema di Aurora, in Colorado), potrebbero essere tra le motivazioni della scelta del colosso WalMart. Ne parliamo con i nostri ospiti Pietro Barbanti, Primario dell'Unità per la Terapia e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell'Istituto Scientifico San Raffaele Pisana di Roma, e Deborah Ball, responsabile per l'Italia di Dow Jones Newswires e Wall Street Journal.Wall Street Journal (New York).

L'importanza dei compiti a casa è sempre stato un caposaldo della scuola italiana. Eppure c'è qualcuno che sta mettendo in discussione questo assioma. In questi giorni sta girando in rete un tweet di Luca Bizzarri, attore e comico italiano, che ha ripubblicato la lettera scritta un po' di tempo fa da Maurizio Parodi, genitore e dirigente scolastico, agli insegnanti di suo figlio. Nella lettera il genitore dichiara alla scuola che suo figlio non svolgerà i compiti assegnati per le vacanze ed enumera differenti ragioni. In primis sostiene il diritto del figlio a godersi le vacanze estive, così come fanno gli insegnanti durante la chiusura delle scuole. Sulla stessa linea d'onda sono gli originali compiti per le vacanze assegnati da Cesare Catà, insegnante al Liceo delle Scienze Umane "Don Bosco" di Fermo, ai suoi alunni: "Camminate da soli in riva al mare di mattino presto. Ballate. Siate allegri. Evitate le persone e le situazioni negative. Leggete un libro. Fate sport. Se trovate qualcuno che vi incanta, diteglielo. Fate i bravi". La lista continua e sta spopolando sui social network. Sembrerebbe che per molti genitori e studenti i compiti rappresentino una vera e propria fonte di stress e che la scuola rischi di diventare un incubo sia per i figli che per i genitori. Secondo l'ultimo rapporto dell'Ocse, infatti, gli studenti italiani trascorrono in media quasi 9 ore la settimana a fare i compiti contro una media Ocse di 4,9 ore. E molte volte, atterrati dalle valanghe di esercizi da svolgere o semplicemente preferendo altre attività nel tempo libero, chiedono aiuto ai genitori. Il problema è che i genitori non sempre si limitano ad un affiancamento, ma si sostituiscono completamente a loro negli sforzi, magari per proteggere i figli da un fallimento o per mantenere la pace in famiglia.

E' giusto mettere in discussione l'importanza dei compiti a casa, e specialmente dei compiti da svolgere durante le vacanze? È giusto aiutare i figli a fare i compiti o è importante che lo studio del bambino debba restare autonomo, anche tornando a scuola con l'esercizio sbagliato? Lo chiediamo ai nostri ospiti: Francesca Borgonovi, analista della Direzione all'Istruzione dell'Ocse; Cesare Catà, insegnante al Liceo delle Scienze Umane "Don Bosco" di Fermo; Francesca Broccoli, psicologa e psicoterapeuta specializzata in relazioni rapporti genitori – figli.

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