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La casa circondariale di San Vittore

03.30.2021 - By Giuseppe LeidaPlay

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In questi giorni il nostro studio è stato scelto tra i vincitori di un concorso per idee bandito dal Carcere di San Vittore insieme a Triennale di Milano, Fondazione Maimeri, con il supporto di Shifton, studio avanzato di design per l’innovazione sociale e dell’associazione Amici della Nave.Avere passato la selezione significa poter contribuire a un progetto di riqualificazione di alcuni spazi del carcere.Questa puntata è dedicata a fare conoscere la struttura circondariale collocata al centro della città di Milano ma quasi sconosciuta ai suoi cittadini A Milano, il 24 giugno 1879, venne inaugurato il carcere di San Vittore, una nuova struttura che permise di concentrare lì i quasi 600 detenuti reclusi in 5 diversi luoghi di detenzione disposti sul territorio milanese. Il progetto della nuova casa circondariale seguì il dibattito ottocentesco riguardo alle più efficienti soluzioni per la detenzione e si allinea alla concezione di controllo razionalizzato dei detenuti. L’esito fu la realizzazione di un carcere a celle singole, per questo detto "cellulare o cellare" e realizzato sul modello americano del panottico, con un corpo centrale e sei bracci che si dipanano da esso.La casa circondariale è ora intitolata a Francesco di Cataldo, ex-vicecomandante del carcere e vittima di terrorismo nel 1978, sorge sull'area di quasi 50mila mq dell'antico convento di S. Vittore all'Olmo dei Cappuccini, tra Porta Genova e Corso Magenta, un’area, al tempo della costruzione, periferica e poco popolata. La struttura è circondata da un alto muro di cinta con ai vertici cinque torrette ad uso di garitta.Il complesso carcerario è costituito da tre distinti corpi di fabbrica: uno anteriore verso piazza Filangieri destinato agli uffici e agli alloggi del personale; uno intermedio con diverse destinazioni (tra cui uffici della direzione carceraria, sale dei giudici e avvocati, parlatori, dormitori dei guardiani); e il terzo di forma panottica per le celle dei detenuti. I 6 raggi sono lunghi 62,50 m, larghi 16m e alti 18,80 m, e nel progetto originale contenevano ognuno 100 celle disposte su tre piani. Tali celle misuravano per lo più 2,30 m x 4,30 m con altezza di 3,40 m ed erano dotate di una finestra a strombo per impedire la visuale esterna. I diversi corridoi convergono alla rotonda centrale, dove è situato l'osservatorio, costituito da un poligono di sedici lati coperto da una cupola con diametro 20,80 m ed impostata a circa 20 m da terra.Tra i raggi vennero costruite le cosiddette rose di passeggio, per l’ora d’aria dei prigionieri. Queste erano divise in venti settori destinati ciascuno a un singolo detenuto, per impedire la comunicazione tra i reclusi. Quest’ultima caratteristica esemplifica le concezioni di detenzione singola e rigido controllo individuale sulla base delle quali il progetto ha avuto origine. Tale principio di detenzione è mutato nel tempo fino ad essere fortemente contrastato dalle direttive italiane ed europee. In particolare il Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio Europeo ha più volte sollecitato l’Italia ad allinearsi agli standard dimensionali minimi per la permanenza dei detenuti nelle carceri, che prevedono almeno 6 m x 2 m di spazio vitale, esclusi i sanitari, per le sole celle singole.Oggi gli spazi esterni sono stati modificati per mediare tra lo spazio a disposizione e avere condizioni migliori di permanenza. I nuovi standard dimensionali evidenziano i limiti di una struttura carceraria così datata e per di più sovraffollata che porta le persone detenute come i secondini in uno stato di continua tensione. I tempi d’attesa per i pasti, per le docce e per le visite coniugali si allungano inesorabilmente, dando adito a conflitti tra i detenuti, esasperati dalla situazione e rendendo l’ambiente poco sicuro. Le condizioni di vivibilità risultano essere estremamente variabili da raggio a raggio: in generale le...

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