Amabile Ceccon nacque il 3 maggio 1920 a Domodossola e perse la vita nell’eccidio dell’Alpe Meccia nel 1944. ad opera dei nazifascisti.Fu un partigiano della brigata dei “garibaldini”.Il 22 Ottobre 1944 si rifugiò all'Alpe Meccia prima di provare a fuggire in Svizzera dal Passo del Monte Moro a Macugnaga. Era con alcuni compagni della formazione guidata dal comandante Domenico Pizzi detto “il Moro”. Un gruppo di soldati nazifascisti arrivò alla Meccia, piazzò le mitragliatrici automatiche e prese di mira le porte delle baite per obbligare i partigiani ad uscire. Qualcuno venne colpito; altri riuscirono a mettersi in salvo. Nella cascina dove era rifugiato il comandante Moro la porta stava per crollare sotto le pallottole. I partigiani schiodarono le assi del pavimento, si accalcarono nella stalla sottostante, e fecero per buttarsi fuori. Moro stava per uscire, quando Amabile Ceccon lo trattenne e gli passò avanti; come uscì cadde colpito. Moro e il partigiano Scognamiglio uscirono, sparando all’impazzata contro i tedeschi, e si infilarono in un vallone. Lì stettero fermi in un canalino, nascosti da un masso ed avevano deciso di uccidersi piuttosto che cadere vivi in mano ai nazifascisti. Tuttavia, verso sera, tutto era tornato calmo e riuscirono a mettersi in salvo. Insieme a Ceccon persero la vita Benito Andreoli, Mario Bassi, Angelo Falsone, Giuseppina Fregonara, Mario Lana, Bruno Magnaghi, Luigi Magnaghi, Teodoro Picchetti e Anselmo Scomazzon, tutti giovanissimi.I tedeschi prelevarono circa una ventina di valligiani dai cascinali non lontani e li accompagnarono sul luogo del massacro, ordinando loro di trasportare tutti i corpi a Macugnaga con le mani e i piedi legati ad un palo e di allinearli per terra all'ingresso del paese senza che nessuno potesse avvicinarsi.Secondo gli atti del Comune di Macugnaga, i cadaveri di Ceccon e Falsone furono ritrovati un anno dopo, a guerra finita, in un fosso “con numerose ferite d’arma da fuoco alla testa”.