Sono il colonnello Attilio Moneta e, se hai voglia di conoscere la mia storia, ti dirò di più! Nacqui a Malesco, in Val Vigezzo, nel 1893. Fui uno dei rari ufficiali superiori dell’esercito italiano che abbracciarono la Resistenza dopo l’Armistizio del 1943, quando dirigevo il Centro quadrupedi dell’esercito a Grosseto e fino alla fine della mia vita lottai per la libertà dell’Ossola!
Presi parte al Comitato di Liberazione Nazionale di Domodossola e fui tra i plenipotenziari che trattarono proprio la resa del Presidio nazista dell’Ossola a Trontano, in un’osteria dopo il ponte della Mizzoccola, il 9 settembre 1944, alla vigilia della liberazione di Domodossola.
Fui comandante della Guardia nazionale della Zona libera dell’Ossola e collaboratore della Giunta provvisoria di governo dell’Ossola fino alla mia morte.Persi la vita il 12 ottobre 1944, negli ultimi giorni della Repubblica Partigiana dell’Ossola, in un maledetto agguato tedesco tra la Val Cannobina e la Valle Vigezzo, presso la località Sasso di Finero, con il mio amico Alfredo Di Dio, della Divisione partigiana Valtoce.
Circolava la voce che i nazifascisti, su dieci automezzi, stavano ridiscendendo la valle Cannobina per rifugiarsi a Cannobio. Allora io ed Alfredo decidemmo di scendere verso la galleria di Finero per verificare se i partigiani della Divisione Piave, in fuga, avessero fatto saltare il ponte alla fine della galleria, così da ritardare l’arrivo dei nemici. Il ponte infatti era stato fatto brillare. Con noi c’erano anche George Paterson, ufficiale canadese, paracadutato in Ossola dagli Alleati, e mio nipote, Gioachino Cerutti.
Mentre rientravamo verso la macchina, lasciata un po’ indietro insieme agli altri partigiani, i nazifascisti, perfettamente mimetizzati sulle rocce, ci presero facilmente di mira: una sparatoria infernale! Paterson e Cerutti vennero catturati, ma risparmiati, forse perchè in divisa militare, e riusciranno poi a liberarsi, mentre gli altri partigiani fortunatamente si dileguarono subito. Io invece caddi per un colpo di pistola in fronte ad opera di un sottufficiale tedesco della 7a Compagnia del 15° Reggimento di SS Polizei, senza riuscire a pronunciare una parola. Anche il mio amico Alfredo Di Dio venne ferito a morte, ma, se fosse stato soccorso, si sarebbe salvato. Speravo nella libertà e nella giustizia e pagai con la vita il mio sogno!