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Nel terzo e ultimo episodio approfondiamo la parte più ambiziosa del lavoro di Libera: il passaggio dalla sperimentazione sociale alla trasformazione delle politiche pubbliche. Le pratiche nate nei beni confiscati, la capacità di leggere i territori e la costruzione di comunità attive non rappresentano solo un modello operativo: diventano un riferimento per lo Stato, un laboratorio in cui si testano soluzioni che poi possono diventare norme, diritti e processi strutturali.
Libera racconta come il confine tra emergenza e strutturalità sia oggi il nodo più delicato: incendi, cambiamento climatico, criminalità economica, vulnerabilità sociali. Ciò che per decenni è stato affrontato come “emergenza” oggi mostra tutta la sua natura sistemica. Per questo è necessario passare da interventi temporanei a risposte profonde e durature, capaci di incidere davvero sul futuro dei territori.
In questo processo la comunità diventa la vera unità di misura. Non basta contare quanti partecipano: serve capire chi cambia, come cambia e cosa rimane dopo la fine dei progetti. Da qui l’importanza della continuità, dell’outcome nel tempo, e del contributo del Terzo Settore come attivatore di cambiamento culturale e istituzionale.
Libera mostra anche quanto il tema della bancabilità dell’impatto sia cruciale: nuove leggi regionali, strumenti finanziari dedicati e modelli di garanzia costruiti non sul patrimonio immobiliare ma sul valore sociale generato. È un cambio di paradigma che riconosce l’impatto come risorsa concreta.
L’episodio si chiude con una riflessione sulla trasparenza, la capacità di raccontare anche gli errori e la necessità di costruire strumenti digitali che permettano all’organizzazione di misurare, leggere e condividere in modo chiaro il proprio impatto.
Un messaggio netto: la società civile non sostituisce lo Stato, ma lo orienta. E quando questo accade, la trasformazione diventa reale.
By oscura2000Nel terzo e ultimo episodio approfondiamo la parte più ambiziosa del lavoro di Libera: il passaggio dalla sperimentazione sociale alla trasformazione delle politiche pubbliche. Le pratiche nate nei beni confiscati, la capacità di leggere i territori e la costruzione di comunità attive non rappresentano solo un modello operativo: diventano un riferimento per lo Stato, un laboratorio in cui si testano soluzioni che poi possono diventare norme, diritti e processi strutturali.
Libera racconta come il confine tra emergenza e strutturalità sia oggi il nodo più delicato: incendi, cambiamento climatico, criminalità economica, vulnerabilità sociali. Ciò che per decenni è stato affrontato come “emergenza” oggi mostra tutta la sua natura sistemica. Per questo è necessario passare da interventi temporanei a risposte profonde e durature, capaci di incidere davvero sul futuro dei territori.
In questo processo la comunità diventa la vera unità di misura. Non basta contare quanti partecipano: serve capire chi cambia, come cambia e cosa rimane dopo la fine dei progetti. Da qui l’importanza della continuità, dell’outcome nel tempo, e del contributo del Terzo Settore come attivatore di cambiamento culturale e istituzionale.
Libera mostra anche quanto il tema della bancabilità dell’impatto sia cruciale: nuove leggi regionali, strumenti finanziari dedicati e modelli di garanzia costruiti non sul patrimonio immobiliare ma sul valore sociale generato. È un cambio di paradigma che riconosce l’impatto come risorsa concreta.
L’episodio si chiude con una riflessione sulla trasparenza, la capacità di raccontare anche gli errori e la necessità di costruire strumenti digitali che permettano all’organizzazione di misurare, leggere e condividere in modo chiaro il proprio impatto.
Un messaggio netto: la società civile non sostituisce lo Stato, ma lo orienta. E quando questo accade, la trasformazione diventa reale.