A marzo 2020, le foto e i video dei convogli dell'esercito che trasportavano le salme dal cimitero di Bergamo (dove i decessi sono triplicati rispetto alla media degli ultimi anni ai forni crematori di altre Regioni sono stati pubblicati da tutti i principali media italiani e stranieri, diventando uno dei simboli dell'emergenza in corso. Ma se è diventato difficile dare sepoltura in tempi rapidi a tutti i morti di coronavirus, per i musulmani le cose sono ancora più complicate: la legge italiana prevede che una persona possa essere sepolta esclusivamente nel Comune di residenza oppure in quello in cui è deceduta. L'Islam, inoltre, proibisce la cremazione e la tumulazione: il corpo deve essere seppellito, con il volto rivolto verso la Mecca. Ma su 8mila Comuni, solo una sessantina hanno un'area cimiteriale dedicata ai fedeli musulmani. Alla base delle difficoltà c'è la mancanza di un'intesa tra Stato italiano e la confessione musulmana. Con le interviste a Yassine Lafram, presidente dell'Ucoii, e a Tallal Khalid, titolare di un'agenzia di onoranze funebri islamica, a Brescia. A cura di Daniela Sala