Conversazione con Paolo Guerrieri Paleotti. Al simposio di Jackson Hole l'intervento del governatore della Federal Reserve. La sua apertura sulla possibilità di un taglio dei tassi d'interesse di un quarto di punto è stata letta come un tentativo di compiacere Trump. In realtà è un orientamento già emerso nei mesi scorsi da parte della Fed. Al contrario, nel corso del suo intervento, Powell ha proposto una disamina precisa degli effetti che le politiche protezionistiche e la stretta sull'immigrazione hanno provocato sull'economia Usa. L'innalzamento dei dazi ha provocato un innalzamento dei prezzi al consumo. E le politiche sull'immigrazione hanno avuto effetti sul mercato del lavoro: l'occupazione diminuisce perché diminuisce la domanda di lavoro, gli aspiranti temono di manifestarsi. Non aumenta il tasso di disoccupazione, fermo al 4,2 per cento. Il rallentamento dell'economia e della produzione, sommato alla risalita dell'inflazione, espongono il Paese al rischio di stagflazione. La prudenza di Powell, che intende attendere i dati su inflazione e occupazione per poter stabilire se si tratti di situazione congiunturale o strutturale. Powell ribadisce che si baserà sui prossimi dati relativi ad occupazione e inflazione per decidere su un eventuale taglio dei tassi di interesse. Fondamentale è che i dati sulla cui base viene elaborata la politica monetaria della Fed siano affidabili: le ultime vicende realtive al licenziamento della direttrice dell'ufficio statistiche sull'occupazione sono un segnale preoccupante, quanto i tentativi di Trump di condizionare ed asservire la Federal Reserve