OPEN 336 | L'EDIFICIO E IL QUARTIERE
Speaker: Storia, comunità e sostenibilità. In queste tre parole è racchiusa la genesi del palazzo di viale Sarca 336. Siamo nel quartiere Milano Bicocca che sin dai primi del Novecento ha rappresentato il cuore dell’industria lombarda, con gli stabilimenti di Pirelli, Ansaldo, Breda e altri: la cosiddetta “locomotiva d’Italia”. Dismesse le grandi fabbriche pesanti, a partire dagli anni ’80 inizia a prendere forma un progetto nuovo, innovativo, grazie alla visione dello studio Gregotti. Ce ne parla l’Architetto Valeria Falcone, Head of Value Add Investing Europe di Barings.
VF: Noi di Barings abbiamo creduto molto nell’idea di investire in un immobile in questa zona di Milano. E, quando abbiamo avuto l’opportunità di farlo, non potevamo non tenere conto di un tessuto urbano così fortemente connotato. La Bicocca è uno degli esempi più riusciti di rigenerazione urbana. Un quartiere dalla forte personalità in cui si ritrova un mix assolutamente unico tra uffici – per la maggior parte attivi nel settore della tecnologia –, zone residenziali e verdi, aree per lo shopping e l’aggregazione, senza trascurare anche gli spazi della cultura – come l’Hangar Bicocca, il Teatro degli Arcimboldi e l’università degli studi di Milano –; il tutto perfettamente collegato, grazie alle infrastrutture, con il centro della città e con la periferia.
Speaker: Ma nella composizione urbanistica di questo quartiere esisteva una ferita, un lotto di terreno abbandonato che doveva ancora trovare il proprio senso. Ed è qui che è sorto il palazzo Open 336, che prosegue e integra il progetto più ampio di Gregotti.
VF: È vero. Volevamo che l’edificio dialogasse a tutti i livelli con l’identità del contesto, con l’intenzione che fosse un ponte di collegamento fra la storia e la contemporaneità. Abbiamo spinto molto sulla tecnologia e sull’innovazione al servizio della sostenibilità e della fruibilità.
Speaker: Al centro del progetto c’è l’uomo, sia come individuo che come comunità. Oltre a favorire il benessere di chi lavorerà al suo interno, l’edificio si preoccupa anche dell’impatto che il progetto architettonico avrà sul contesto esterno.
VF: Per questo motivo la concezione dell’immobile è partita da un approccio olistico alle tematiche della sostenibilità. Il presupposto è stato quello di voler risarcire la comunità dell’occupazione del terreno realizzando un edificio che avesse il minore impatto possibile sul territorio, in tutte le fasi: dalla sua costruzione al futuro mantenimento. E in questo, l’implementazione di una tecnologia innovativa è stata un elemento cardine. Inoltre, volevamo che l’edificio fosse uno degli strumenti attraverso i quali le aziende che lo occuperanno potranno perseguire i propri obiettivi di “carbon zero” e “carbon neutrality”.
Speaker: Tutto questo è sinonimo di investire in modo responsabile. Vivere gli spazi di Open 336 vuol dire affacciarsi a un orizzonte ben più ampio che abbraccia la storia, l’innovazione ma anche l’attenzione per l’ambiente e per la comunità. Significa lavorare per un futuro che è già qui.