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Alle 16,15 del 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti viene aggredito e di forza caricato su una macchina che lo aspettava lungo il lungotevere Arnaldo da Brescia, mentre si stava dirigendo alla camera dei deputati. La macchina parte a grande velocità ma dentro scoppia una violenta rissa. Matteotti si ribella, scalcia, colpisce, butta fuori il suo tesserino parlamentare e non riuscendo a tenerlo fermo è alla fine tale Albino Volpi, uno dei cinque aggressori, a estrarre un coltello e a colpirlo sotto l'ascella e al torace. Dopo ore di agonie morirà, mentre il suo cadavere verrà ritrovato mesi dopo, il 16 agosto, da un brigadiere dei carabinieri in licenza nelle campagne nei pressi del comune di Riano a 25 km da Roma. Le sue ultime parole saranno "uccidete pure me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai"
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By CasoZero MediaAlle 16,15 del 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti viene aggredito e di forza caricato su una macchina che lo aspettava lungo il lungotevere Arnaldo da Brescia, mentre si stava dirigendo alla camera dei deputati. La macchina parte a grande velocità ma dentro scoppia una violenta rissa. Matteotti si ribella, scalcia, colpisce, butta fuori il suo tesserino parlamentare e non riuscendo a tenerlo fermo è alla fine tale Albino Volpi, uno dei cinque aggressori, a estrarre un coltello e a colpirlo sotto l'ascella e al torace. Dopo ore di agonie morirà, mentre il suo cadavere verrà ritrovato mesi dopo, il 16 agosto, da un brigadiere dei carabinieri in licenza nelle campagne nei pressi del comune di Riano a 25 km da Roma. Le sue ultime parole saranno "uccidete pure me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai"
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