Nella società contemporanea, il lavoro retribuito occupa una parte significativa della vita quotidiana di uomini e donne.
Non si tratta semplicemente dell’esigenza di sostenersi economicamente, ma la professione ha assunto un ruolo centrale anche perché concorre alla definizione dell’identità di ciascuno, fornisce uno scopo e interazioni sociali.
Purtroppo, però, per coloro che convivono con una patologia cronica, la sfida di bilanciare lavoro e salute può essere ardua.
È possibile mantenere un equilibrio tra carriera e gestione di una condizione medica permanente?
E, inoltre, le possibilità di lavoro e di carriera sono davvero le stesse rispetto a chi non ha patologie?
E ancora, sul posto di lavoro è sempre accolta nel migliore dei modi la persona con patologia cronica? Rispondere non è semplice, ma credo doveroso porsi questi interrogativi.
Per quanto posso, in questo spazio, vorrei proporre alcune riflessioni che mi suscitano i colloqui con persone che incontro in percorsi di counseling e mediazione familiare e che portano difficoltà, paure e conflitti determinati proprio in quel contesto.