L’elezione di Zohran Mamdani, a sindaco di New York è un evento di rilevanza internazionale, che merita alcune considerazioni. L’elezione di un candidato di estrema sinistra nella più influente città americana conferma prima di tutto l’esistenza di una forte polarizzazione all’interno degli Stati Uniti. L’uccisione di Charlie Kirk, lo scorso 10 settembre, l’aveva già messa in luce. Tyler Robinson, assassino del giovane leader conservatore, rappresenta infatti una radicale espressione di quel mondo ultra-progressista americano che odia visceralmente l’ordine sociale tradizionale e che è pronto ad usare anche la violenza per distruggerlo. Donald Trump, anch’egli scampato ad un attentato il 13 luglio dello scorso anno, è considerato il nemico per eccellenza di questo mondo. New York, pur non rappresentando l’America profonda, è una vetrina dell’America sul mondo e chi oggi la guida è un social-comunista, nemico giurato del presidente degli Stati Uniti. Mamdani ha presentato la propria vittoria come una sfida diretta a Donald Trump, insistendo sul fatto che la sua battaglia politica non si esaurisce entro i confini municipali. «New York sarà l’avanguardia della resistenza», ha affermato nel suo discorso da nuovo sindaco di New York al Brooklyn Paramount, poco dopo la sua vittoria elettorale.