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5. La stratigrafia archeologica
Gli scavi condotti alla fine dell’Ottocento hanno permesso di esplorare un articolato deposito archeologico fino alla profondità di circa 3 metri. Tale deposito rappresenta l’esito della sovrapposizione di differenti strati sedimentari, corrispondenti ai diversi periodi in cui l’uomo abitò la cavità, dai tempi protostorici a quelli storici.Dai disegni e dalle osservazioni effettuate dai primi archeologi attivi nel sito è stato possibile riprodurre in scala reale questa stratigrafia. La ricostruzione si trova nell’area centrale destra della sala. Con i suoi 2 e 70 di altezza e 3 metri e 80 di base, mostra la sequenza stratigrafica, visibile da due differenti punti di osservazione girandoci intorno. Nella stratigrafia, ogni strato di terra racconta la storia di una determinata epoca, gli strati più profondi sono generalmente i più antichi. Nel nostro caso, in basso affiorano manufatti dell’età del Bronzo, mentre in alto ne individuiamo alcuni databili al Medioevo in un lasso di tempo corrispondente a circa 3000 anni. Oggetti tipici delle varie epoche affiorano dai sedimenti stratificati richiamando i manufatti realmente recuperati durante gli scavi. Si osservano resti di vasellame e altri oggetti in terracotta, utensili in osso e strumenti in pietra. Un doppio livello di grandi pali lignei scuri inglobati nei sedimenti evidenzia le strutture palafitticole rinvenute nel deposito archeologico.Sappiamo che non fu facile osservare, descrivere e documentare questa stratigrafia: le cronache esplorative di fine Ottocento ci informano di continui allagamenti delle trincee di scavo, dovuti all’infiltrazione di acque dal vicino corso del fiume sotterraneo. Un problema presente ancora oggi, che costringe gli archeologi ad usare pompe idrovore e sbarramenti artificiali delle acque per poter effettuare le proprie indagini.