Emilio Salgari non ha bisogno di presentazioni; ne ha bisogno, forse, questo romanzo, non tra i più noti in quanto atipico e non rientrante nei cicli famosi ma che spicca per qualità narrative e ampiezza d'informazione. Niente Sandokan, nienti pirati nè corsari: L'UOMO DI FUOCO è un romanzo di pura avventura, ricco di imprevisti e emotività, che si svolge sempre sullo stesso scenario, il Brasile al tempo della sua scoperta, e ci fa vedere il mondo con gli occhi di allora, gli occhi della prima volta in una terra che sembra l'eden, nello splendore della vegetazione tropicale, degli uccelli paradisiaci, delle foreste impenetrabili. Dove si rifugiano Diego Correa, l'Uomo di fuoco, e il mozzo Garcia scampati al naufragio della loro caravella, alla cattura degli antropofaghi che hanno consumato il resto dell'equipaggio e debbono difendere ad ogni istante la loro vita contro belve e rettili d'ogni specie, contro pericoli naturali, contro i "selvaggi" che li inseguono per ingrassarli e metterli nei pentoloni. Il richiamo dell'ignoto, nel misterioso Brasile inesplorato, porta Salgari ad intessere una narrazione che avvincerà e coinvolgerà il lettore per l'esoticità dei luoghi e dei personaggi, per l'avventurosità delle precipitose fughe. *** La vicenda, anzi la "veridica istoria", come la chiama Salgari, di questo per molti aspetti affascinante romanzo, si incentra sulla figura di Diogo (Diego nel testo) Alvares Correia, un avventuriero di origine portoghese... La caravella su cui era imbarcato fece naufragio nel 1510 sulle coste brasiliane all'altezza della baia di Salvador o di Recôncavo o di Todos os Santos, davanti all'isola di Itaparica. Tra i pochi superstiti scampati al disastro, successivamente uccisi e mangiati dai Tupinambà, egli solo fu risparmiato; gli fu attribuito il nome di Caramuru, il cui significato più probabile è "Uomo di Fuoco" o "Figlio del Tuono", espressioni legate entranbe all'uso dell'archibugio, arma a quell'epoca pressoché sconosciuta ai nativi. [..] Alcune famiglie dell'attuale stato di Bahia ne vantano la discendenza, come ribadito da Salgari stesso. Egli fu in pratica il vero fondatore del Brasile; la sua leggenda è stata immortalata dallo scultore Eduardo de Sà in un monumento situato sulla piazza Floriano Peixoto a Rio de Janeiro