Con i suoi 36 anni, il capitano Ibrahim Traoré è il capo di stato più giovane al mondo. Di energie fresche, ce ne vogliono per affrontare le giornate di lavoro da presidente del Burkina Faso. Soprattutto quando si ha come priorità la riconquista della metà del territorio nazionale finito in mano a vari gruppi jihadisti negli ultimi dieci anni. In situazioni estreme come questa, di guerra effettiva, garanzie e paletti democratici sono destinati a saltare. Fino a che punto, però, uno stato emergenziale può giustificare le violazioni dei diritti umani che varie organizzazioni internazionali imputano alla giunta militare guidata da Traoré? I suoi sostenitori lo difendono a spada tratta e lo presentano come l’erede di Thomas Sankara, suo commilitone, suo predecessore come capo di stato e icona panafricanista e ucciso nel 1987. Ma prima di giudicare a priori sulla tenuta del paragone, vale la pena vedere sul terreno cosa sta accadendo in Burkina Faso. Ne parliamo con Ilaria Allegrozzi, senior researcher a Human Rights Watch. Puntata a cura di Roberto Valussi.
Questo podcast è possibile grazie al sostegno dei nostri lettori e ascoltatori. Per dare spazio a più contenuti del genere, puoi abbonarti a Nigrizia. Per orientarsi nella puntata: 02:04 - La crisi umanitaria in Burkina 05:39 - Come si vive nelle zone sotto assedio jihadista 09:03 - L’uso problematico delle milizie volontarie (Vdp) 14:23 - L’inchiesta di HRW sugli eccidi dell’esercito sgradita alla giunta 17:41 - Black-out mediatico 20:32 - I ‘’collaborazionisti’’ civili uccisi dall’esercito burkinabè 23:46 - La questione etnica del gruppo peul tra i fattori degli eccidi 26:15 - Come fa HRW a lavorare sul campo in Burkina con il governo ostile alle sua attività?