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“E quando non possiamo più cambiare una situazione, siamo sfidati a cambiare noi stessi.” — Viktor Frankl La frase di Frankl ci invita a spostare il nostro sguardo dal mondo esterno a quello interiore. Quando ci troviamo in cicli ripetitivi – che si tratti di relazioni, lavoro o pensieri limitanti – è il momento di ascoltare il messaggio che questi cicli portano con sé. Cambiare non è mai un fallimento, ma un atto di evoluzione, un atto di amore verso se stessi.
Ogni ciclo ha il suo tempo, come le stagioni. Eppure, a volte restiamo intrappolati nella "stagione dell'abitudine", quella in cui niente ci nutre più, ma ci aggrappiamo comunque a ciò che conosciamo. La vera sicurezza nasce quando impariamo a stare con noi stessi, anche nel vuoto che un cambiamento può portare.
Riconoscere il ciclo che si ripete Ogni trasformazione inizia dalla consapevolezza. Quali emozioni ripetitive tornano nella tua vita? Frustrazione, senso di colpa, rabbia? Il corpo ci parla: tensioni, mal di testa, pancia contratta, sono segnali del nostro sistema interiore che ci invita ad ascoltarci e a riconoscere che qualcosa non va più bene per noi.
Onorare il vecchio senza restarne prigionieri Ogni ciclo che abbiamo vissuto ha avuto un suo scopo. Ci ha protetti, ci ha dato un'identità. Ma quando quel copione ci fa male, è il momento di scegliere di voltare pagina con gratitudine, senza restare incastrati.
Aprirsi al nuovo con gentilezza Il nuovo fa paura perché non ha mappe, ma non serve cambiare tutto in un giorno. Bastano piccoli atti di coraggio, come un no detto con amore o un diario che custodisce i tuoi pensieri. Il cambiamento si affronta meglio se condiviso: non sei sola.
La storia di Antonella Antonella, a 52 anni, ha deciso di rompere un ciclo di routine che la faceva sentire invisibile. Dopo aver preso un anno sabbatico e aver riscoperto l’amore per la pittura, ha trovato una nuova direzione nella vita, lavorando con un'associazione culturale e tenendo laboratori creativi. Non si è reinventata, ma ha semplicemente ricordato chi era prima che gli altri decidessero chi doveva essere.
Esercizio Prova il "Diario del Ciclo che si Chiude":
CTA Se questa storia ti ha toccato, scarica la risorsa gratuita “Dal Caos alla Chiarezza” per iniziare a fare i primi passi verso te stessa (link sotto). E non dimenticare di seguirmi per nuovi episodi! Clicca la campanella sulla piattaforma da cui ascolti il podcast.
Conclusione Chiudere un ciclo non è una perdita, ma una rinascita. Ogni addio a ciò che ci limita è un “sì” alla versione più autentica di noi stesse. Grazie per avermi ascoltata, e ci sentiamo nel prossimo episodio de Le Lenti dell’Abbondanza.
https://www.ivanagarbolino.it/pages/opt-gold-ebook-copia-21782/new-page-builder
By Ivana Garbolino“E quando non possiamo più cambiare una situazione, siamo sfidati a cambiare noi stessi.” — Viktor Frankl La frase di Frankl ci invita a spostare il nostro sguardo dal mondo esterno a quello interiore. Quando ci troviamo in cicli ripetitivi – che si tratti di relazioni, lavoro o pensieri limitanti – è il momento di ascoltare il messaggio che questi cicli portano con sé. Cambiare non è mai un fallimento, ma un atto di evoluzione, un atto di amore verso se stessi.
Ogni ciclo ha il suo tempo, come le stagioni. Eppure, a volte restiamo intrappolati nella "stagione dell'abitudine", quella in cui niente ci nutre più, ma ci aggrappiamo comunque a ciò che conosciamo. La vera sicurezza nasce quando impariamo a stare con noi stessi, anche nel vuoto che un cambiamento può portare.
Riconoscere il ciclo che si ripete Ogni trasformazione inizia dalla consapevolezza. Quali emozioni ripetitive tornano nella tua vita? Frustrazione, senso di colpa, rabbia? Il corpo ci parla: tensioni, mal di testa, pancia contratta, sono segnali del nostro sistema interiore che ci invita ad ascoltarci e a riconoscere che qualcosa non va più bene per noi.
Onorare il vecchio senza restarne prigionieri Ogni ciclo che abbiamo vissuto ha avuto un suo scopo. Ci ha protetti, ci ha dato un'identità. Ma quando quel copione ci fa male, è il momento di scegliere di voltare pagina con gratitudine, senza restare incastrati.
Aprirsi al nuovo con gentilezza Il nuovo fa paura perché non ha mappe, ma non serve cambiare tutto in un giorno. Bastano piccoli atti di coraggio, come un no detto con amore o un diario che custodisce i tuoi pensieri. Il cambiamento si affronta meglio se condiviso: non sei sola.
La storia di Antonella Antonella, a 52 anni, ha deciso di rompere un ciclo di routine che la faceva sentire invisibile. Dopo aver preso un anno sabbatico e aver riscoperto l’amore per la pittura, ha trovato una nuova direzione nella vita, lavorando con un'associazione culturale e tenendo laboratori creativi. Non si è reinventata, ma ha semplicemente ricordato chi era prima che gli altri decidessero chi doveva essere.
Esercizio Prova il "Diario del Ciclo che si Chiude":
CTA Se questa storia ti ha toccato, scarica la risorsa gratuita “Dal Caos alla Chiarezza” per iniziare a fare i primi passi verso te stessa (link sotto). E non dimenticare di seguirmi per nuovi episodi! Clicca la campanella sulla piattaforma da cui ascolti il podcast.
Conclusione Chiudere un ciclo non è una perdita, ma una rinascita. Ogni addio a ciò che ci limita è un “sì” alla versione più autentica di noi stesse. Grazie per avermi ascoltata, e ci sentiamo nel prossimo episodio de Le Lenti dell’Abbondanza.
https://www.ivanagarbolino.it/pages/opt-gold-ebook-copia-21782/new-page-builder