L’omicidio, secondo le leggi della natura, non può essere compreso semplicemente come un atto morale da giudicare secondo categorie di bene o male.
Va colto nella sua interezza: come evento che riguarda il sistema biologico invocando un nuovo ordine, una nuova risposta.
Chi ha ucciso, e chi è stato ucciso, restano legati per sempre. Il sistema richiede che entrambi siano onorati, ciascuno nel proprio destino. La vittima va guardata con rispetto. Ma anche il perpetratore ha diritto a essere visto, non assolvendo il suo gesto, ma riconoscendone l'esistenza, il peso, l’effetto.
Spesso ho visto, nei nostri lavori biosistemici, che il solo atto di guardare entrambi — carnefice e vittima — con lo stesso sguardo d’amore libera un’intera generazione.
A complicare tutto è quando ci si arroga il diritto di perdonare un altro essere umano. Qui per un ulteriore approfondimento.
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