The Man in the High Castle

Con Trump un nuovo ruolo per il suo amico MBS


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I sauditi si propongono per aggiornare la loro immagine e il loro predominio sulla Penisola (e non solo) dopo la petromonarchia. In un periodo in cui i nomi dei Golfi si cambiano d’autorità, la vexata quaestio sul Gulf viene vinta dall’arabico contro il persico; e all’interno della Penisola le rivalità tra Qatar e Sauditi nel disgelo in corso vedono prevalere come guida Mohamed Bin Salman, più che le nazioni più vicine ai Fratelli musulmani.
Sintomatico che le basi per terminare la guerra in Ucraina si pongano a Riad – senza i proxy ucraini usati come carne da cannone – mentre russi, yankee e sauditi si accordano sui nuovi assetti del vecchio mondo: questo assurge a un altro livello d’importanza la penisola arabica incentrata sulle petromonarchie in evoluzione e sviluppo che ha in Vision2030 il progetto più sofisticato e ambizioso per rendere reali miraggi un po’ pacchiani e artificiali secondo un immaginario comune tra gli autocrati convenuti a spartirsi il mondo e creare resort sui cimiteri rivieraschi.
Con Laura Silvia Battaglia abbiamo avuto il piacere di approfondire gli ambiti davvero importanti dal punto di vista saudita: risorse, valute, il legame tra radici culturali preislamiche utili a proiettare il paese all’esterno, intessere rapporti con tutti e contenere contemporaneamente le influenze sulla propria area da parte delle altre potenze (Putin in primis). Dove scopriamo l’enorme importanza della stabilità nella regione per l’Arabia Saudita e la candidatura in questo senso a divenire interlocutore preminente sia di Russia che di Usa (il rapporto personale con Trump che ha salvato già una volta MBS), pur avendo relazioni con la Cina.
Ma anche nell’area interessa calmare le acque, come si è visto in Libano (dove solo con il permesso saudita si è arrivati a varare un governo) e in Siria: infatti la prima visita del ministro degli esteri di Damasco è stata a Riad. Dunque anche quel potere sarà in qualche modo sotto l’egida di MBS, la cui politica centripeta ha quasi annullato il potere religioso al suo interno e pacificato le tensioni interne alle famiglie saudite wahabite. E su questo si innestano gli Abrahams Accord, la cui proposta è di nuovo spianata, e l’attenzione a mediare molto l’uso del territorio della Penisola in funzione anticinese, non contrapponendosi e bloccando del tutto la Belt Road Initiative, come vorrebbe Trump: Laura Silvia Battaglia conferisce a questi temi il loro valore distinto: a cominciare dalla necessità di mettere al centro i siti sacri che non sono negoziabili, compresa al-Aqsa; mentre le relazioni con la Cina durano da 50 anni, improntate al reciproco rispetto e il passaggio della Belt Road è conveniente per Riad e quindi difficilmente rinuncerà a queste rotte che non sono solo commerciali, inserendola all’interno della Vision2030. Per questo MBS ha interesse a dare a Trump la soluzione del conflitto in Ucraina e negoziare così la ricostruzione di Gaza, in modo da salvare capra e cavoli.
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The Man in the High CastleBy I Bastioni di Orione