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Traduzione in italiano di Tommaso Demarie dall’essay originale di Paul Graham "Two Kinds of Judgement" [Aprile 2007].
Le persone possono giudicarvi in due modi diversi. Ci sono casi in cui giudicare correttamente è l'obiettivo finale. Ma c'è un secondo tipo di giudizio, molto più comune, in cui non è così. È facile immaginare che tutti i giudizi che riceviamo siano del primo tipo. Ma è probabile che saremmo più felici se ci rendessimo conto di quali lo sono e quali non lo sono.
Il primo tipo di giudizio, quello in cui il giudizio è l'obiettivo finale, comprende i casi processuali, i voti in classe e la maggior parte dei concorsi. Questi giudizi possono ovviamente essere sbagliati, ma poiché l'obiettivo è quello di giudicarvi correttamente, di solito esiste una sorta di procedura di appello. Se si ritiene di essere stati giudicati male, si può protestare per il trattamento ingiusto ricevuto.
Quasi tutti i giudizi che si danno sui bambini sono di questo tipo. Per questo motivo, ci abituiamo sin da piccoli a pensare che tutti i giudizi lo siano.
Ma in realtà esiste una seconda classe di giudizi, molto più ampia, in cui giudicare è solo un mezzo per ottenere qualcos'altro. Considerate per esempio gli esami di ammissione all'università, le decisioni di assunzione e di investimento e, naturalmente, i giudizi a sfondo romantico. Questo tipo di giudizio non è davvero un giudizio obiettivo su di voi.
Mettetevi nei panni di chi seleziona i giocatori per una nazionale. Supponiamo, per semplicità, che si tratti di uno sport senza posizioni e che in totale si debbano selezionare 20 giocatori. Ci saranno alcuni giocatori eccezionali che selezionerete facilmente, e molti altri giocatori di basso livello che chiaramente non dovrebbero mai entrare nella squadra. L'unico momento in cui il vostro giudizio fa la differenza è nei casi sospesi tra questi due estremi. Supponiamo di sbagliare e di sottovalutare il 20° miglior giocatore, escludendolo dalla squadra, e che il suo posto venga preso dal 21° migliore. Avete comunque scelto un'ottima formazione. Se i giocatori hanno la solita distribuzione di abilità, il 21° miglior giocatore sarà solo leggermente peggiore del 20° migliore. Infatti, è probabile che la differenza tra i due sia inferiore all'errore di misura.
In questo caso il 20° miglior giocatore potrebbe sentirsi sottovalutato. Ma il vostro obiettivo non era quello di stimare esattamente le capacità delle persone. Si trattava invece di scegliere la squadra e se la differenza tra il ventesimo e il ventunesimo miglior giocatore è inferiore all'errore di misurazione, l'obiettivo è stato raggiunto in modo ottimale.
Descrivere questo tipo di errore di valutazione come "ingiusto" è una falsa analogia. Lo scopo non è quello di produrre una stima corretta di un determinato individuo, ma di selezionare un insieme ragionevolmente ottimale.
Una cosa che ci svia in questi casi è che il selezionatore sembra essere in una posizione di potere, e finiamo per confonderlo con un giudice. Se si considera chi ci giudica come un cliente anziché un giudice, l'aspettativa di equità viene meno. L'autrice di un romanzo sofisticato non si lamenterebbe del fatto che i lettori sono ingiusti perché alla sua opera preferiscono un banale libro da ombrellone. Forse stupidi, ma non ingiusti.
La nostra formazione giovanile e il nostro egocentrismo si combinano per farci credere che ogni giudizio su di noi riguardi noi stessi. In realtà, la maggior parte non lo è. Questo è un raro caso in cui essere meno egocentrici rende le persone più sicure di sé. Una volta che vi rendete conto di quanto poco importi alla gran parte delle persone che vi giudicano di giudicarvi accuratamente - una volta che vi rendete conto che, a causa della distribuzione normale della maggior parte dei gruppi di candidati, conta meno giudicare accuratamente proprio nei casi in cui il giudizio ha più effetto - non prenderete più il rifiuto così personalmente.
Il paradosso è che prendere il rifiuto in maniera meno personale può aiutarvi a essere rifiutati più raramente. Se credete che chi vi giudica si impegnerà a fondo per giudicarvi correttamente, potete permettervi di essere passivi. Ma più vi rendete conto che la maggior parte dei giudizi è influenzata da fattori casuali ed esterni - che la maggior parte delle persone che vi giudicano sono più simili a un lettore pigro e distratto piuttosto che a un magistrato saggio e perspicace - più vi rendete conto che avete la possibilità di influenzarne il risultato.
Un buon modo per applicare questo principio è nelle domande di ammissione all'università. La maggior parte degli studenti delle scuole superiori che si iscrivono all'università lo fa con il solito mix di inferiorità ed egocentrismo: inferiorità in quanto pensano che i comitati di ammissione siano onniveggenti; egocentrismo in quanto pensano che i comitati di ammissione siano così interessati a loro da studiare a fondo le candidature e capire se sono bravi o meno. Tutto ciò fa sì che i candidati siano passivi nel presentare la domanda di ammissione e che si sentano feriti quando vengono respinti. Se i candidati universitari si rendessero conto della rapidità e dell'impersonalità della maggior parte dei processi di selezione, si impegnerebbero di più per vendere se stessi e prenderebbero l'esito delle selezioni meno personalmente.
Traduzione in italiano di Tommaso Demarie dall’essay originale di Paul Graham "Two Kinds of Judgement" [Aprile 2007].
Le persone possono giudicarvi in due modi diversi. Ci sono casi in cui giudicare correttamente è l'obiettivo finale. Ma c'è un secondo tipo di giudizio, molto più comune, in cui non è così. È facile immaginare che tutti i giudizi che riceviamo siano del primo tipo. Ma è probabile che saremmo più felici se ci rendessimo conto di quali lo sono e quali non lo sono.
Il primo tipo di giudizio, quello in cui il giudizio è l'obiettivo finale, comprende i casi processuali, i voti in classe e la maggior parte dei concorsi. Questi giudizi possono ovviamente essere sbagliati, ma poiché l'obiettivo è quello di giudicarvi correttamente, di solito esiste una sorta di procedura di appello. Se si ritiene di essere stati giudicati male, si può protestare per il trattamento ingiusto ricevuto.
Quasi tutti i giudizi che si danno sui bambini sono di questo tipo. Per questo motivo, ci abituiamo sin da piccoli a pensare che tutti i giudizi lo siano.
Ma in realtà esiste una seconda classe di giudizi, molto più ampia, in cui giudicare è solo un mezzo per ottenere qualcos'altro. Considerate per esempio gli esami di ammissione all'università, le decisioni di assunzione e di investimento e, naturalmente, i giudizi a sfondo romantico. Questo tipo di giudizio non è davvero un giudizio obiettivo su di voi.
Mettetevi nei panni di chi seleziona i giocatori per una nazionale. Supponiamo, per semplicità, che si tratti di uno sport senza posizioni e che in totale si debbano selezionare 20 giocatori. Ci saranno alcuni giocatori eccezionali che selezionerete facilmente, e molti altri giocatori di basso livello che chiaramente non dovrebbero mai entrare nella squadra. L'unico momento in cui il vostro giudizio fa la differenza è nei casi sospesi tra questi due estremi. Supponiamo di sbagliare e di sottovalutare il 20° miglior giocatore, escludendolo dalla squadra, e che il suo posto venga preso dal 21° migliore. Avete comunque scelto un'ottima formazione. Se i giocatori hanno la solita distribuzione di abilità, il 21° miglior giocatore sarà solo leggermente peggiore del 20° migliore. Infatti, è probabile che la differenza tra i due sia inferiore all'errore di misura.
In questo caso il 20° miglior giocatore potrebbe sentirsi sottovalutato. Ma il vostro obiettivo non era quello di stimare esattamente le capacità delle persone. Si trattava invece di scegliere la squadra e se la differenza tra il ventesimo e il ventunesimo miglior giocatore è inferiore all'errore di misurazione, l'obiettivo è stato raggiunto in modo ottimale.
Descrivere questo tipo di errore di valutazione come "ingiusto" è una falsa analogia. Lo scopo non è quello di produrre una stima corretta di un determinato individuo, ma di selezionare un insieme ragionevolmente ottimale.
Una cosa che ci svia in questi casi è che il selezionatore sembra essere in una posizione di potere, e finiamo per confonderlo con un giudice. Se si considera chi ci giudica come un cliente anziché un giudice, l'aspettativa di equità viene meno. L'autrice di un romanzo sofisticato non si lamenterebbe del fatto che i lettori sono ingiusti perché alla sua opera preferiscono un banale libro da ombrellone. Forse stupidi, ma non ingiusti.
La nostra formazione giovanile e il nostro egocentrismo si combinano per farci credere che ogni giudizio su di noi riguardi noi stessi. In realtà, la maggior parte non lo è. Questo è un raro caso in cui essere meno egocentrici rende le persone più sicure di sé. Una volta che vi rendete conto di quanto poco importi alla gran parte delle persone che vi giudicano di giudicarvi accuratamente - una volta che vi rendete conto che, a causa della distribuzione normale della maggior parte dei gruppi di candidati, conta meno giudicare accuratamente proprio nei casi in cui il giudizio ha più effetto - non prenderete più il rifiuto così personalmente.
Il paradosso è che prendere il rifiuto in maniera meno personale può aiutarvi a essere rifiutati più raramente. Se credete che chi vi giudica si impegnerà a fondo per giudicarvi correttamente, potete permettervi di essere passivi. Ma più vi rendete conto che la maggior parte dei giudizi è influenzata da fattori casuali ed esterni - che la maggior parte delle persone che vi giudicano sono più simili a un lettore pigro e distratto piuttosto che a un magistrato saggio e perspicace - più vi rendete conto che avete la possibilità di influenzarne il risultato.
Un buon modo per applicare questo principio è nelle domande di ammissione all'università. La maggior parte degli studenti delle scuole superiori che si iscrivono all'università lo fa con il solito mix di inferiorità ed egocentrismo: inferiorità in quanto pensano che i comitati di ammissione siano onniveggenti; egocentrismo in quanto pensano che i comitati di ammissione siano così interessati a loro da studiare a fondo le candidature e capire se sono bravi o meno. Tutto ciò fa sì che i candidati siano passivi nel presentare la domanda di ammissione e che si sentano feriti quando vengono respinti. Se i candidati universitari si rendessero conto della rapidità e dell'impersonalità della maggior parte dei processi di selezione, si impegnerebbero di più per vendere se stessi e prenderebbero l'esito delle selezioni meno personalmente.