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"Le mafie non sono invincibili perché, come ogni fatto umano, hanno un inizio e una fine". Era questo il pensiero di Giovanni Falcone. Non un'utopia, ma una convinzione con cui costruire presente e futuro, giorno per giorno. Quando il 25 marzo del 2000 presentammo a Palermo il primo numero di ANTIMAFIADuemila avevamo ben chiaro il cammino che ci si presentava dinnanzi. Le immagini delle stragi di Capaci e di via d'Amelio e quelle del 1993 in Continente erano ancora vive nei nostri occhi.Sentivamo fortemente la responsabilità di aver delegato alla magistratura e alle forze dell'ordine una battaglia di civiltà che in realtà appartiene ad ogni cittadino onesto.Anche per questo il primo editoriale titolava “Non è utopia”. Racchiudeva l'essenza della decisione di fare la nostra parte. Ma soprattutto sintetizzava la futura linea editoriale del giornale: la denuncia e la memoria.Siamo sempre andati avanti nel tentativo di dare un contributo alla ricerca della verità, in particolare sulle stragi del 1992 e 1993. Abbiamo sempre creduto che in quel biennio stragista, quindi sul sangue di Falcone e Borsellino, sia crollata la prima Repubblica e sia sorta la seconda. E siamo convinti che solo facendo luce sui “mandanti esterni” a Cosa Nostra nelle cosiddette “stragi di Stato” potremo essere veramente liberi dal gioco di questo Sistema criminale. Un'utopia?Non per noi. E neanche per tutti coloro che continuano a credere che oltre l'imbarbarimento della razza umana sia possibile scorgere una rinascita. Venticinque anni fa parlare di mafie, quindi delle varie criminalità organizzate come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, non era cosa comune come oggi lo può essere.E forse con una certa incoscienza ci siamo approcciati a questo mondo, ma vi era una forte spinta interiore che animava ed anima questo gruppo di amici e colleghi andava oltre ogni ragionamento logico legato a possibilità e mezzi per realizzare una simile iniziativa.Un percorso, il nostro che è stato anche caratterizzato anche da quella spiritualità che ci ha fortificato nei momenti più duri.Con questo speciale "Duemila Secondi" abbiamo aperto il "cassetto dei ricordi" per condividere con i nostri lettori e gli spettatori ciò che siamo stati e che dopo venticinque anni continuiamo ad essere. Un modo per ringraziare loro e tutte quelle compagne e compagni di viaggio che in venticinque anni hanno camminato al nostro fianco, seguendoci nel giorno per giorno. Viviamo tempi difficili in cui chi ci governa vorrebbe riscrivere la storia e a livello internazionale soffiano folli venti di guerre. Ma noi andiamo avanti continuando a lottare e resistere, dando voce a quei magistrati che, al di là dei vergognosi attacchi che ricevono, si ostinano a cercare la verità per rendere giustizia a coloro che sono morti nel nome di una “trattativa” tra Stato e mafia.Restiamo e resistiamo accanto a quei familiari vittime delle mafie che ancora oggi cercano verità e giustizia per i propri congiunti. Rinnoviamo così il nostro impegno di resistenza nel tentativo di migliorare questa società e restituire un futuro alle nuove generazioni.Cercheremo di farlo nel nostro piccolo, con la nostra voce e le nostre idee. A qualunque costo.
By ANTIMAFIADuemila"Le mafie non sono invincibili perché, come ogni fatto umano, hanno un inizio e una fine". Era questo il pensiero di Giovanni Falcone. Non un'utopia, ma una convinzione con cui costruire presente e futuro, giorno per giorno. Quando il 25 marzo del 2000 presentammo a Palermo il primo numero di ANTIMAFIADuemila avevamo ben chiaro il cammino che ci si presentava dinnanzi. Le immagini delle stragi di Capaci e di via d'Amelio e quelle del 1993 in Continente erano ancora vive nei nostri occhi.Sentivamo fortemente la responsabilità di aver delegato alla magistratura e alle forze dell'ordine una battaglia di civiltà che in realtà appartiene ad ogni cittadino onesto.Anche per questo il primo editoriale titolava “Non è utopia”. Racchiudeva l'essenza della decisione di fare la nostra parte. Ma soprattutto sintetizzava la futura linea editoriale del giornale: la denuncia e la memoria.Siamo sempre andati avanti nel tentativo di dare un contributo alla ricerca della verità, in particolare sulle stragi del 1992 e 1993. Abbiamo sempre creduto che in quel biennio stragista, quindi sul sangue di Falcone e Borsellino, sia crollata la prima Repubblica e sia sorta la seconda. E siamo convinti che solo facendo luce sui “mandanti esterni” a Cosa Nostra nelle cosiddette “stragi di Stato” potremo essere veramente liberi dal gioco di questo Sistema criminale. Un'utopia?Non per noi. E neanche per tutti coloro che continuano a credere che oltre l'imbarbarimento della razza umana sia possibile scorgere una rinascita. Venticinque anni fa parlare di mafie, quindi delle varie criminalità organizzate come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita, non era cosa comune come oggi lo può essere.E forse con una certa incoscienza ci siamo approcciati a questo mondo, ma vi era una forte spinta interiore che animava ed anima questo gruppo di amici e colleghi andava oltre ogni ragionamento logico legato a possibilità e mezzi per realizzare una simile iniziativa.Un percorso, il nostro che è stato anche caratterizzato anche da quella spiritualità che ci ha fortificato nei momenti più duri.Con questo speciale "Duemila Secondi" abbiamo aperto il "cassetto dei ricordi" per condividere con i nostri lettori e gli spettatori ciò che siamo stati e che dopo venticinque anni continuiamo ad essere. Un modo per ringraziare loro e tutte quelle compagne e compagni di viaggio che in venticinque anni hanno camminato al nostro fianco, seguendoci nel giorno per giorno. Viviamo tempi difficili in cui chi ci governa vorrebbe riscrivere la storia e a livello internazionale soffiano folli venti di guerre. Ma noi andiamo avanti continuando a lottare e resistere, dando voce a quei magistrati che, al di là dei vergognosi attacchi che ricevono, si ostinano a cercare la verità per rendere giustizia a coloro che sono morti nel nome di una “trattativa” tra Stato e mafia.Restiamo e resistiamo accanto a quei familiari vittime delle mafie che ancora oggi cercano verità e giustizia per i propri congiunti. Rinnoviamo così il nostro impegno di resistenza nel tentativo di migliorare questa società e restituire un futuro alle nuove generazioni.Cercheremo di farlo nel nostro piccolo, con la nostra voce e le nostre idee. A qualunque costo.