Il 25 novembre e il primo dicembre 1944 Cornalba, piccolo Comune della Valle Brembana, fu teatro di un duplice rastrellamento compiuto da militi fascisti nel corso dei quali vennero trucidati 15 partigiani della brigata “24 Maggio” di Giustizia e Libertà. Il primo rastrellamento riguardò l’abitato di Cornalba e provocò la morte di dieci partigiani mentre il secondo ebbe come obiettivo una baita sul monte Alben (detta Casinet) e costò la vita ad altri cinque partigiani.
Il progetto "Vite sospese" vuole raccontare, attraverso dei podcast, come sarebbe stata la vita di questi partigiani caduti.
In questo episodio si racconta la "vita sospesa" di Franco Cortinovis.
Nato a Trafficanti (frazione di Costa Serina) il 4 febbraio 1919, risiede a Ranica, è maestro elementare e nell’anno scolastico 1940-41 insegna a Camerata Cornello. Conosce bene le lingue in quanto è iscritto al quarto anno dell’Istituto Superiore di Venezia con specializzazione in lingue e letterature straniere. Chiamato alle armi, nel dicembre 1941, viene assegnato al 33° Fanteria carristi a Parma. Nel 1942 frequenta la scuola ufficiali a Bologna dove consegue il grado di sottotenente. Nello stesso anno suo fratello gemello Antonio, militare nella marina, muore disperso nella zona di Lampedusa. Franco presta servizio prima a Piombino e poi alla Scuola militare di Nettunia dove rimane fino all’8 settembre. Da qui fugge ma viene arrestato a Roma dai tedeschi. Riesce ad evadere e a raggiungere la casa paterna a Ranica dove resta nascosto per due mesi. Nuovamente scoperto, viene arrestato e portato al Comando militare di Bergamo.
Grazie alla conoscenza della lingua tedesca, fingendo di adattarsi alla nuova situazione, fa una scelta rischiosissima decidendo di diventare un “infiltrato” in casa nazifascista: compila certificati, esoneri e falsi lasciapassare permettendo a molti giovani e padri di famiglia di evitare l’internamento in Germania. Procura inoltre armi e munizioni per i partigiani delle nostre valli. Nella primavera del 1944 entra a far parte delle Fiamme verdi “Gruppo Selvino” e nell’agosto dello stesso anno viene scoperto da Resmini perché, di ritorno da Serina, è trovato in possesso di ordini e foglietti di propaganda. Arrestato e incarcerato nella caserma Francesco Nullo, è sottoposto a torture per sei giorni e accusato di tradimento ma, grazie all’aiuto di amici, fugge nuovamente.
Prima raggiunge Ranica, poi si sposta presso alcuni parenti a Trafficanti. Quindi, alla fine di settembre, sale a Cornalba e si unisce alla brigata “24 Maggio” con il nome di battaglia “tenente Franchi”. La mattina del 25 novembre, non lontano dal centro di Cornalba, Franco Cortinovis cade nelle mani dei rastrellatori. Sottoposto ad un sommario interrogatorio viene selvaggiamente picchiato e ucciso sul posto dallo stesso Resmini con una scarica del suo fucile mitragliatore. Né lui, né nessun altro dei partigiani catturati, si lascia sfuggire una parola in grado di compromettere l’incolumità dei compagni e degli abitanti del paese. I funerali hanno luogo a Ranica il 13 maggio 1945. Il paese di Ranica ha intitolato una via a suo nome. Anche a Trafficanti è stata posta una lapide che ricorda lui e il gemello Antonio.