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Traduzione in italiano di Lucia Anastasi dall’essay originale di Paul Graham "Is There Such a Thing as Good Taste?" [Novembre 2021].
(Questo essay è tratto da un intervento alla Cambridge Union.)
Quando ero bambino, avrei detto che non esiste. Me lo diceva mio padre. Ad alcune persone piacciono alcune cose, e ad altre persone piace altro, e chi può dire chi ha ragione?
Sembrava così ovvio che non esistesse il buon gusto che solo grazie a prove indirette ho capito che mio padre si sbagliava. Ed è questo che vi darò qui: una prova per reductio ad absurdum. Se partiamo dalla premessa che il buon gusto non esiste, arriveremo a conclusioni che sono ovviamente false, e quindi la premessa deve essere sbagliata.
È meglio cominciare a dire che cos'è il buon gusto. C'è un senso stretto che fa riferimento ai giudizi estetici e un senso più ampio che fa riferimento alle preferenze di qualsiasi tipo. La prova più forte sarebbe quella di dimostrare che il gusto esiste nel senso più stretto, quindi parlerò del gusto nell'arte. Hai più gusto di me se l'arte che ti piace è migliore di quella che piace a me.
Se non esiste il buon gusto, allora non esiste la buona arte. Perché se esiste qualcosa come la buona arte, è facile dire chi ha un gusto migliore tra due persone. Mostrate loro una serie di opere di artisti che non hanno mai visto prima e chiedete loro di scegliere la migliore: chi sceglie l'opera d'arte migliore ha un gusto migliore.
Quindi, se si vuole scartare il concetto di buon gusto, bisogna anche scartare il concetto di buona arte. E questo significa che bisogna scartare la possibilità che le persone siano brave a farla. Il che significa che non c'è modo per gli artisti di essere bravi nel loro lavoro. E non solo gli artisti visivi, ma chiunque sia in qualche modo un artista. Non si possono avere bravi attori, o scrittori, o compositori, o ballerini. Si possono avere scrittori popolari, ma non bravi.
Non ci rendiamo conto di quanto lontano dovremmo andare se scartassimo il concetto di buon gusto, perché non discutiamo nemmeno dei casi più ovvi. Ma questo non significa solo che non possiamo dire quale tra due famosi pittori sia migliore. Significa che non possiamo dire che qualsiasi pittore sia migliore di un bambino di otto anni scelto a caso.
Fu così che capii che mio padre si sbagliava. Ho iniziato a studiare pittura. Ed era proprio come gli altri tipi di lavoro che avevo fatto: si poteva fare bene o male e, con molto impegno, si poteva migliorare. Ed era ovvio che Leonardo e Bellini erano molto più bravi di me. Il divario tra noi non era immaginario. Erano così bravi. E se loro riuscivano a essere bravi e altri no, allora anche l'arte poteva distinta in buona o no, e quindi dopo tutto, il buon gusto esisteva.
Ora che ho spiegato come dimostrare che il buon gusto esiste, dovrei anche spiegare perché la gente pensa che non esista. Le ragioni sono due. Una è che c'è sempre molto disaccordo a proposito di gusto. La risposta della maggior parte delle persone all'arte è un groviglio di impulsi non esaminati. L'artista è famoso? Il soggetto è attraente? È il tipo di arte che dovrebbe piacere? È appesa in un museo famoso o riprodotta in un grande e costoso libro? In pratica, la risposta della maggior parte delle persone all'arte è dominata da questi fattori estranei.
E le persone che affermano di avere buon gusto spesso si sbagliano. I dipinti che vengono apprezzati dai cosiddetti esperti di una generazione sono spesso così diversi da quelli apprezzati qualche generazione dopo. È facile concludere che non c'è nulla di vero. Solo quando si isola questa forza, per esempio provando a dipingere e confrontando il proprio lavoro con quello di Bellini, si può vedere che esiste davvero.
L'altro motivo per cui si dubita che l'arte possa essere buona è che sembra che nell'arte non ci sia spazio per questa bontà. L'argomentazione è la seguente. Immaginiamo che diverse persone guardino un'opera d'arte e ne giudichino la bontà. Se la bontà dell'arte è davvero una proprietà degli oggetti, dovrebbe essere in qualche modo presente nell'oggetto. Ma non sembra esserlo; sembra essere qualcosa che accade nella testa di ciascuno degli osservatori. E se questi non sono d'accordo, come si fa a scegliere tra loro?
La soluzione a questo enigma consiste nel rendersi conto che lo scopo dell'arte è quello di lavorare sul pubblico umano, e gli esseri umani hanno molto in comune. E nella misura in cui le cose su cui agisce un oggetto rispondono allo stesso modo, è probabilmente questo che implica che l'oggetto abbia la proprietà corrispondente. Se tutto ciò con cui una particella interagisce si comporta come se la particella avesse una massa m, allora ha una massa m. Quindi la distinzione tra "oggettivo" e "soggettivo" non è binaria, ma una questione di grado, a seconda di quanto i soggetti hanno in comune. Le particelle che interagiscono tra loro sono a un polo, ma le persone che interagiscono con l'arte non sono tutte all'altro polo; le loro reazioni non sono casuali.
Poiché le reazioni delle persone all'arte non sono casuali, l'arte può essere progettata per operare sulle persone, ed essere buona o cattiva a seconda dell'efficacia con cui lo fa. Proprio come può esserlo un vaccino. Se qualcuno parlasse della capacità di un vaccino di conferire immunità, sembrerebbe molto sciocco obiettare che il conferimento dell'immunità non è una proprietà dei vaccini, perché l'acquisizione dell'immunità è qualcosa che avviene nel sistema immunitario di ogni singola persona. Certo, i sistemi immunitari delle persone variano e un vaccino che funziona su una persona potrebbe non funzionare su un'altra, ma questo non rende inutile parlare dell'efficacia di un vaccino.
Naturalmente, la situazione con l'arte è più complessa. Non si può misurare l'efficacia semplicemente con un numero, come si fa con i vaccini. Bisogna immaginare le risposte di soggetti con una profonda conoscenza dell'arte e una sufficiente chiarezza mentale per poter ignorare influenze estranee come la fama dell'artista. E anche in questo caso ci sarebbe comunque un certo disaccordo. Le persone cambiano e giudicare l'arte è difficile, soprattutto quella recente. Sicuramente non c'è un ordine totale né delle opere né della capacità delle persone di giudicarle. Ma, altrettanto sicuramente, c'è un ordine parziale di entrambi. Quindi, mentre non è possibile avere un gusto perfetto, è possibile avere un buon gusto.
Grazie alla Cambridge Union per avermi invitato e a Trevor Blackwell, Jessica Livingston e Robert Morris per aver letto le bozze di questo articolo.
Nota della traduttrice: l’aggettivo “good” del testo originale, in italiano è stato tradotto con “buono” quando riferito alle cose, e con “bravo” quando riferito alle persone, per lasciare il più possibile inalterato il senso complessivo del discorso.
Traduzione in italiano di Lucia Anastasi dall’essay originale di Paul Graham "Is There Such a Thing as Good Taste?" [Novembre 2021].
(Questo essay è tratto da un intervento alla Cambridge Union.)
Quando ero bambino, avrei detto che non esiste. Me lo diceva mio padre. Ad alcune persone piacciono alcune cose, e ad altre persone piace altro, e chi può dire chi ha ragione?
Sembrava così ovvio che non esistesse il buon gusto che solo grazie a prove indirette ho capito che mio padre si sbagliava. Ed è questo che vi darò qui: una prova per reductio ad absurdum. Se partiamo dalla premessa che il buon gusto non esiste, arriveremo a conclusioni che sono ovviamente false, e quindi la premessa deve essere sbagliata.
È meglio cominciare a dire che cos'è il buon gusto. C'è un senso stretto che fa riferimento ai giudizi estetici e un senso più ampio che fa riferimento alle preferenze di qualsiasi tipo. La prova più forte sarebbe quella di dimostrare che il gusto esiste nel senso più stretto, quindi parlerò del gusto nell'arte. Hai più gusto di me se l'arte che ti piace è migliore di quella che piace a me.
Se non esiste il buon gusto, allora non esiste la buona arte. Perché se esiste qualcosa come la buona arte, è facile dire chi ha un gusto migliore tra due persone. Mostrate loro una serie di opere di artisti che non hanno mai visto prima e chiedete loro di scegliere la migliore: chi sceglie l'opera d'arte migliore ha un gusto migliore.
Quindi, se si vuole scartare il concetto di buon gusto, bisogna anche scartare il concetto di buona arte. E questo significa che bisogna scartare la possibilità che le persone siano brave a farla. Il che significa che non c'è modo per gli artisti di essere bravi nel loro lavoro. E non solo gli artisti visivi, ma chiunque sia in qualche modo un artista. Non si possono avere bravi attori, o scrittori, o compositori, o ballerini. Si possono avere scrittori popolari, ma non bravi.
Non ci rendiamo conto di quanto lontano dovremmo andare se scartassimo il concetto di buon gusto, perché non discutiamo nemmeno dei casi più ovvi. Ma questo non significa solo che non possiamo dire quale tra due famosi pittori sia migliore. Significa che non possiamo dire che qualsiasi pittore sia migliore di un bambino di otto anni scelto a caso.
Fu così che capii che mio padre si sbagliava. Ho iniziato a studiare pittura. Ed era proprio come gli altri tipi di lavoro che avevo fatto: si poteva fare bene o male e, con molto impegno, si poteva migliorare. Ed era ovvio che Leonardo e Bellini erano molto più bravi di me. Il divario tra noi non era immaginario. Erano così bravi. E se loro riuscivano a essere bravi e altri no, allora anche l'arte poteva distinta in buona o no, e quindi dopo tutto, il buon gusto esisteva.
Ora che ho spiegato come dimostrare che il buon gusto esiste, dovrei anche spiegare perché la gente pensa che non esista. Le ragioni sono due. Una è che c'è sempre molto disaccordo a proposito di gusto. La risposta della maggior parte delle persone all'arte è un groviglio di impulsi non esaminati. L'artista è famoso? Il soggetto è attraente? È il tipo di arte che dovrebbe piacere? È appesa in un museo famoso o riprodotta in un grande e costoso libro? In pratica, la risposta della maggior parte delle persone all'arte è dominata da questi fattori estranei.
E le persone che affermano di avere buon gusto spesso si sbagliano. I dipinti che vengono apprezzati dai cosiddetti esperti di una generazione sono spesso così diversi da quelli apprezzati qualche generazione dopo. È facile concludere che non c'è nulla di vero. Solo quando si isola questa forza, per esempio provando a dipingere e confrontando il proprio lavoro con quello di Bellini, si può vedere che esiste davvero.
L'altro motivo per cui si dubita che l'arte possa essere buona è che sembra che nell'arte non ci sia spazio per questa bontà. L'argomentazione è la seguente. Immaginiamo che diverse persone guardino un'opera d'arte e ne giudichino la bontà. Se la bontà dell'arte è davvero una proprietà degli oggetti, dovrebbe essere in qualche modo presente nell'oggetto. Ma non sembra esserlo; sembra essere qualcosa che accade nella testa di ciascuno degli osservatori. E se questi non sono d'accordo, come si fa a scegliere tra loro?
La soluzione a questo enigma consiste nel rendersi conto che lo scopo dell'arte è quello di lavorare sul pubblico umano, e gli esseri umani hanno molto in comune. E nella misura in cui le cose su cui agisce un oggetto rispondono allo stesso modo, è probabilmente questo che implica che l'oggetto abbia la proprietà corrispondente. Se tutto ciò con cui una particella interagisce si comporta come se la particella avesse una massa m, allora ha una massa m. Quindi la distinzione tra "oggettivo" e "soggettivo" non è binaria, ma una questione di grado, a seconda di quanto i soggetti hanno in comune. Le particelle che interagiscono tra loro sono a un polo, ma le persone che interagiscono con l'arte non sono tutte all'altro polo; le loro reazioni non sono casuali.
Poiché le reazioni delle persone all'arte non sono casuali, l'arte può essere progettata per operare sulle persone, ed essere buona o cattiva a seconda dell'efficacia con cui lo fa. Proprio come può esserlo un vaccino. Se qualcuno parlasse della capacità di un vaccino di conferire immunità, sembrerebbe molto sciocco obiettare che il conferimento dell'immunità non è una proprietà dei vaccini, perché l'acquisizione dell'immunità è qualcosa che avviene nel sistema immunitario di ogni singola persona. Certo, i sistemi immunitari delle persone variano e un vaccino che funziona su una persona potrebbe non funzionare su un'altra, ma questo non rende inutile parlare dell'efficacia di un vaccino.
Naturalmente, la situazione con l'arte è più complessa. Non si può misurare l'efficacia semplicemente con un numero, come si fa con i vaccini. Bisogna immaginare le risposte di soggetti con una profonda conoscenza dell'arte e una sufficiente chiarezza mentale per poter ignorare influenze estranee come la fama dell'artista. E anche in questo caso ci sarebbe comunque un certo disaccordo. Le persone cambiano e giudicare l'arte è difficile, soprattutto quella recente. Sicuramente non c'è un ordine totale né delle opere né della capacità delle persone di giudicarle. Ma, altrettanto sicuramente, c'è un ordine parziale di entrambi. Quindi, mentre non è possibile avere un gusto perfetto, è possibile avere un buon gusto.
Grazie alla Cambridge Union per avermi invitato e a Trevor Blackwell, Jessica Livingston e Robert Morris per aver letto le bozze di questo articolo.
Nota della traduttrice: l’aggettivo “good” del testo originale, in italiano è stato tradotto con “buono” quando riferito alle cose, e con “bravo” quando riferito alle persone, per lasciare il più possibile inalterato il senso complessivo del discorso.