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Traduzione in italiano di Daniele Monti dall’essay originale di Paul Graham "Could VC be a Casualty of the Recession?" [Dicembre 2008].
(In origine ho scritto questo testo su richiesta di una società che stava producendo uno studio sull'imprenditorialità. Purtroppo dopo averlo letto hanno deciso che era troppo controverso per includerlo nel loro lavoro.)
Probabilmente, come di solito accade nei periodi di crisi, i finanziamenti da parte dei Venture Capital si ridurranno un po' durante l'attuale recessione, questa volta però il risultato potrebbe essere diverso: il numero di nuove startup potrebbe non diminuire e diventare così un problema per i VC.
Dopo la bolla di Internet, quando i finanziamenti VC diminuirono, anche le startup si ridussero di conseguenza e nel 2003 non furono fondate molte nuove startup. Oggi però le startup non sono legate ai VC come lo erano 10 anni fa, oggi le strade di VC e startup potrebbero dividersi e, se questo accadrà, potrebbero non incontrarsi più una volta che l'economia si sarà ripresa.
Il motivo per cui le startup non dipendono più così tanto dai VC è ormai noto a tutti gli operatori del settore: è diventato molto più economico avviare una startup. Le ragioni principali sono quattro: la legge di Moore ha reso l'hardware economico; l'open source ha reso il software gratuito; il web ha reso il marketing e la distribuzione gratuiti; e linguaggi di programmazione più potenti consentono ai team di sviluppo di essere più piccoli. Questi cambiamenti hanno spinto i costi di avvio di una startup verso il basso. In molte startup - la maggior parte delle startup finanziate da Y Combinator - la voce di costo maggiore sono le spese vive dei founders. Abbiamo avuto startup redditizie con ricavi di 3.000 dollari al mese.
3.000 dollari sono delle entrate insignificanti, perché dovrebbe interessare a qualcuno una startup che fattura 3.000 dollari al mese? Perché, sebbene i ricavi siano insignificanti, questa somma di denaro può cambiarne completamente le necessità di finanziamento.
Chi gestisce una startup nel retro dei suoi pensieri è sempre intento a calcolare quanta "runway" ha a disposizione: quanto tempo gli manca prima di esaurire il denaro in banca e quindi prima di dover diventare profittevole, raccogliere altri fondi o chiudere l'attività. Una volta superata la soglia della profittabilità, per quanto piccola, la “runway” diventa infinita. È un cambiamento sostanziale, come le stelle che si trasformano in linee e poi scompaiono quando l'Enterprise accelera a velocità di curvatura: una volta raggiunta la profittabilità non c’è più bisogno del denaro degli investitori e, poiché le startup Internet sono diventate così economiche da gestire, la soglia della profittabilità può essere incredibilmente bassa. Ciò significa che molte startup Internet non hanno più bisogno di investimenti a livello VC. Per molte startup, il finanziamento VC è passato, nel linguaggio dei VC, da un must-have a un nice-to-have.
Questo cambiamento è avvenuto senza che nessuno se ne accorgesse, e i suoi effetti sono stati finora molto nascosti. Durante il periodo di crisi successivo alla bolla di Internet è diventato incredibilmente economico avviare una startup ma pochi se ne sono resi conto perché le startup erano fuori moda. Quando le startup sono tornate di moda, intorno al 2005, gli investitori hanno ricominciato a staccare assegni. E anche se i founder non avevano più bisogno del denaro dei VC come un tempo, erano disposti ad accettarlo quando gli veniva offerto - in parte perché c'era una tradizione di startup che accettavano il denaro dei VC e in parte perché le startup, come i cani, tendono a mangiare quando ne hanno l'opportunità. Finché i VC staccavano assegni, i founder non sono mai stati spinti a testare il limite di quanto poco ne avessero bisogno. Ci sono state anche alcune startup che hanno raggiunto questi limiti accidentalmente a causa delle loro caratteristiche insolite - la più famosa è 37signals - che ha raggiunto il limite perché è entrata nella terra delle startup dalla parte opposta: ha iniziato come società di consulenza, quindi ha prodotto ricavi prima di avere un prodotto.
VC e founders sono come due parti che una volta erano imbullonate insieme. Intorno al 2000 questo legame è stato rimosso ma le parti finora sembravano ancora unite poiché erano sottoposte alle stesse forze mentre in realtà erano solo appoggiate l’una all’altra e un colpo più forte potrebbe farle volare via. L'attuale recessione potrebbe essere quel colpo.
Data la posizione di Y Combinator all'altro estremo dello spettro, dovremmo essere i primi a vedere i segni di una separazione tra fondatori e investitori, e in effetti la stiamo vedendo. Per esempio, anche se il crollo del mercato azionario sembra aver reso gli investitori più cauti, non sembra aver avuto alcun effetto sul numero di persone che vogliono avviare startup. Accettiamo richieste di finanziamento ogni 6 mesi. Le domande per l'attuale batch di finanziamento si sono chiuse il 17 ottobre, ben dopo il crollo dei mercati, e nonostante ciò, ne abbiamo ricevuto una quantità record, con un aumento del 40% rispetto allo stesso batch dell'anno precedente.
Tra un anno forse le cose andranno diversamente se l'economia continuerà a peggiorare, ma per ora l'interesse dei potenziali founder non è diminuito, è una situazione diversa da quella del 2001: allora c'era la sensazione diffusa che le startup fossero finite e che si dovesse semplicemente tornare all'università. Questa volta non è così, e in parte il motivo è che, anche in una congiuntura economica sfavorevole, non è così difficile costruire qualcosa che guadagni 3000 dollari al mese. Se gli investitori smettono di firmare assegni, chi se ne frega?
Vediamo segni di divergenza tra fondatori e investitori anche nell’approccio delle startup che abbiamo già finanziato. Ne parlavo di recente con una che ha visto fallire un round all'ultimo minuto per quel genere di inezie che fanno fallire gli accordi quando gli investitori pensano di avere il coltello dalla parte del manico: credeteci o no, l'incertezza era sul fatto che i fondatori avessero depositato correttamente i moduli 83(b). Eppure questa startup è chiaramente destinata ad avere successo: i grafici del traffico e dei ricavi sembrano quelli di un aereo in fase di decollo, così ho chiesto loro se volevano che li presentassi ad altri investitori. Con mia grande sorpresa, hanno risposto di no, che avevano appena trascorso quattro mesi a trattare con gli investitori ed erano molto più felici ora che non dovevano più farlo. C'era un amico che volevano assumere con quei soldi e ora dovranno rimandare ma per il resto ritenevano di avere abbastanza risorse in banca per raggiungere la redditività. Per essere sicuri, si stavano trasferendo in un appartamento più economico e in questa situazione economica scommetto che abbiano fatto anche un buon affare.
Ho percepito questa sensazione di "gli investitori non valgono la pena" da parte di diversi founder di YC con cui ho parlato di recente. Almeno una startup dell'ultimo batch (estivo) potrebbe non dover raccogliere fondi dagli angel, figuriamoci dai VC. Ticketstumbler ha raggiunto la redditività grazie all’investimento da 15.000 dollari di Y Combinator e sperano di non avere più bisogno di altro. Questo ha sorpreso anche noi: sebbene YC si basi sull'idea che avviare una startup sia economico, non avevamo mai previsto che i fondatori avrebbero fatto crescere startup di successo grazie solo a un nostro finanziamento.
Se i founder decidono che i VC non valgono la pena, questo potrebbe essere un problema per i VC: quando tra qualche anno l'economia si riprenderà e saranno di nuovo pronti a staccare assegni, potrebbero scoprire che i fondatori nel frattempo sono già oltre.
Esiste una comunità di founder così come esiste una comunità di VC. I founder si conoscono tutti e le novità tecniche si diffondono rapidamente tra di loro. Se uno prova un nuovo linguaggio di programmazione o un nuovo provider per l’hosting e ottiene buoni risultati, sei mesi dopo metà di loro li starà usando. Lo stesso vale per i finanziamenti: l'attuale generazione di founders vuole raccogliere fondi dai VC, e in particolare da Sequoia, perché Larry e Sergey hanno preso soldi dai VC, in particolare da Sequoia. Immaginate cosa succederebbe all'attività dei VC se la prossima azienda di successo non accettasse affatto finanziamenti da loro.
I fondi di Venture Capital pensano di giocare un gioco a somma zero. In realtà, non è così. Se si perde un affare contro un competitor, si perde quell'affare, ma il Venture Capital come settore vince comunque. Se si perde un affare contro nessuno, tutti i VC perdono.
Questa recessione potrebbe essere diversa da quella successiva alla bolla di Internet. Questa volta i founder potrebbero continuare a creare startup. E se lo faranno, i VC dovranno continuare a staccare assegni, altrimenti potrebbero diventare irrilevanti.
Traduzione in italiano di Daniele Monti dall’essay originale di Paul Graham "Could VC be a Casualty of the Recession?" [Dicembre 2008].
(In origine ho scritto questo testo su richiesta di una società che stava producendo uno studio sull'imprenditorialità. Purtroppo dopo averlo letto hanno deciso che era troppo controverso per includerlo nel loro lavoro.)
Probabilmente, come di solito accade nei periodi di crisi, i finanziamenti da parte dei Venture Capital si ridurranno un po' durante l'attuale recessione, questa volta però il risultato potrebbe essere diverso: il numero di nuove startup potrebbe non diminuire e diventare così un problema per i VC.
Dopo la bolla di Internet, quando i finanziamenti VC diminuirono, anche le startup si ridussero di conseguenza e nel 2003 non furono fondate molte nuove startup. Oggi però le startup non sono legate ai VC come lo erano 10 anni fa, oggi le strade di VC e startup potrebbero dividersi e, se questo accadrà, potrebbero non incontrarsi più una volta che l'economia si sarà ripresa.
Il motivo per cui le startup non dipendono più così tanto dai VC è ormai noto a tutti gli operatori del settore: è diventato molto più economico avviare una startup. Le ragioni principali sono quattro: la legge di Moore ha reso l'hardware economico; l'open source ha reso il software gratuito; il web ha reso il marketing e la distribuzione gratuiti; e linguaggi di programmazione più potenti consentono ai team di sviluppo di essere più piccoli. Questi cambiamenti hanno spinto i costi di avvio di una startup verso il basso. In molte startup - la maggior parte delle startup finanziate da Y Combinator - la voce di costo maggiore sono le spese vive dei founders. Abbiamo avuto startup redditizie con ricavi di 3.000 dollari al mese.
3.000 dollari sono delle entrate insignificanti, perché dovrebbe interessare a qualcuno una startup che fattura 3.000 dollari al mese? Perché, sebbene i ricavi siano insignificanti, questa somma di denaro può cambiarne completamente le necessità di finanziamento.
Chi gestisce una startup nel retro dei suoi pensieri è sempre intento a calcolare quanta "runway" ha a disposizione: quanto tempo gli manca prima di esaurire il denaro in banca e quindi prima di dover diventare profittevole, raccogliere altri fondi o chiudere l'attività. Una volta superata la soglia della profittabilità, per quanto piccola, la “runway” diventa infinita. È un cambiamento sostanziale, come le stelle che si trasformano in linee e poi scompaiono quando l'Enterprise accelera a velocità di curvatura: una volta raggiunta la profittabilità non c’è più bisogno del denaro degli investitori e, poiché le startup Internet sono diventate così economiche da gestire, la soglia della profittabilità può essere incredibilmente bassa. Ciò significa che molte startup Internet non hanno più bisogno di investimenti a livello VC. Per molte startup, il finanziamento VC è passato, nel linguaggio dei VC, da un must-have a un nice-to-have.
Questo cambiamento è avvenuto senza che nessuno se ne accorgesse, e i suoi effetti sono stati finora molto nascosti. Durante il periodo di crisi successivo alla bolla di Internet è diventato incredibilmente economico avviare una startup ma pochi se ne sono resi conto perché le startup erano fuori moda. Quando le startup sono tornate di moda, intorno al 2005, gli investitori hanno ricominciato a staccare assegni. E anche se i founder non avevano più bisogno del denaro dei VC come un tempo, erano disposti ad accettarlo quando gli veniva offerto - in parte perché c'era una tradizione di startup che accettavano il denaro dei VC e in parte perché le startup, come i cani, tendono a mangiare quando ne hanno l'opportunità. Finché i VC staccavano assegni, i founder non sono mai stati spinti a testare il limite di quanto poco ne avessero bisogno. Ci sono state anche alcune startup che hanno raggiunto questi limiti accidentalmente a causa delle loro caratteristiche insolite - la più famosa è 37signals - che ha raggiunto il limite perché è entrata nella terra delle startup dalla parte opposta: ha iniziato come società di consulenza, quindi ha prodotto ricavi prima di avere un prodotto.
VC e founders sono come due parti che una volta erano imbullonate insieme. Intorno al 2000 questo legame è stato rimosso ma le parti finora sembravano ancora unite poiché erano sottoposte alle stesse forze mentre in realtà erano solo appoggiate l’una all’altra e un colpo più forte potrebbe farle volare via. L'attuale recessione potrebbe essere quel colpo.
Data la posizione di Y Combinator all'altro estremo dello spettro, dovremmo essere i primi a vedere i segni di una separazione tra fondatori e investitori, e in effetti la stiamo vedendo. Per esempio, anche se il crollo del mercato azionario sembra aver reso gli investitori più cauti, non sembra aver avuto alcun effetto sul numero di persone che vogliono avviare startup. Accettiamo richieste di finanziamento ogni 6 mesi. Le domande per l'attuale batch di finanziamento si sono chiuse il 17 ottobre, ben dopo il crollo dei mercati, e nonostante ciò, ne abbiamo ricevuto una quantità record, con un aumento del 40% rispetto allo stesso batch dell'anno precedente.
Tra un anno forse le cose andranno diversamente se l'economia continuerà a peggiorare, ma per ora l'interesse dei potenziali founder non è diminuito, è una situazione diversa da quella del 2001: allora c'era la sensazione diffusa che le startup fossero finite e che si dovesse semplicemente tornare all'università. Questa volta non è così, e in parte il motivo è che, anche in una congiuntura economica sfavorevole, non è così difficile costruire qualcosa che guadagni 3000 dollari al mese. Se gli investitori smettono di firmare assegni, chi se ne frega?
Vediamo segni di divergenza tra fondatori e investitori anche nell’approccio delle startup che abbiamo già finanziato. Ne parlavo di recente con una che ha visto fallire un round all'ultimo minuto per quel genere di inezie che fanno fallire gli accordi quando gli investitori pensano di avere il coltello dalla parte del manico: credeteci o no, l'incertezza era sul fatto che i fondatori avessero depositato correttamente i moduli 83(b). Eppure questa startup è chiaramente destinata ad avere successo: i grafici del traffico e dei ricavi sembrano quelli di un aereo in fase di decollo, così ho chiesto loro se volevano che li presentassi ad altri investitori. Con mia grande sorpresa, hanno risposto di no, che avevano appena trascorso quattro mesi a trattare con gli investitori ed erano molto più felici ora che non dovevano più farlo. C'era un amico che volevano assumere con quei soldi e ora dovranno rimandare ma per il resto ritenevano di avere abbastanza risorse in banca per raggiungere la redditività. Per essere sicuri, si stavano trasferendo in un appartamento più economico e in questa situazione economica scommetto che abbiano fatto anche un buon affare.
Ho percepito questa sensazione di "gli investitori non valgono la pena" da parte di diversi founder di YC con cui ho parlato di recente. Almeno una startup dell'ultimo batch (estivo) potrebbe non dover raccogliere fondi dagli angel, figuriamoci dai VC. Ticketstumbler ha raggiunto la redditività grazie all’investimento da 15.000 dollari di Y Combinator e sperano di non avere più bisogno di altro. Questo ha sorpreso anche noi: sebbene YC si basi sull'idea che avviare una startup sia economico, non avevamo mai previsto che i fondatori avrebbero fatto crescere startup di successo grazie solo a un nostro finanziamento.
Se i founder decidono che i VC non valgono la pena, questo potrebbe essere un problema per i VC: quando tra qualche anno l'economia si riprenderà e saranno di nuovo pronti a staccare assegni, potrebbero scoprire che i fondatori nel frattempo sono già oltre.
Esiste una comunità di founder così come esiste una comunità di VC. I founder si conoscono tutti e le novità tecniche si diffondono rapidamente tra di loro. Se uno prova un nuovo linguaggio di programmazione o un nuovo provider per l’hosting e ottiene buoni risultati, sei mesi dopo metà di loro li starà usando. Lo stesso vale per i finanziamenti: l'attuale generazione di founders vuole raccogliere fondi dai VC, e in particolare da Sequoia, perché Larry e Sergey hanno preso soldi dai VC, in particolare da Sequoia. Immaginate cosa succederebbe all'attività dei VC se la prossima azienda di successo non accettasse affatto finanziamenti da loro.
I fondi di Venture Capital pensano di giocare un gioco a somma zero. In realtà, non è così. Se si perde un affare contro un competitor, si perde quell'affare, ma il Venture Capital come settore vince comunque. Se si perde un affare contro nessuno, tutti i VC perdono.
Questa recessione potrebbe essere diversa da quella successiva alla bolla di Internet. Questa volta i founder potrebbero continuare a creare startup. E se lo faranno, i VC dovranno continuare a staccare assegni, altrimenti potrebbero diventare irrilevanti.