Paul Graham: il pifferaio magico dei nerd

Il Perché di Y Combinator // Why YC


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Traduzione in italiano di Davide Cecchini dall’essay originale di Paul Graham "Why YC" [Marzo 2006, rivisto ad Agosto 2009].

Ieri uno dei founder mi ha chiesto perché avessimo creato Y Combinator; più precisamente, mi ha chiesto se fondamentalmente non lo avessimo creato per il nostro divertimento.

Per certi versi proprio è così, ma non del tutto. È molto divertente poter lavorare di nuovo con RTM* e Trevor. Mi era mancato lavorare con loro negli anni dopo la vendita di Viaweb, e per tutto il tempo avevo sempre avuto in testa di cercare di fare qualcosa insieme. In Y Combinator c’è senz’altro la voglia di “riunire la band” e ogni tanto mi confondo e lo chiamo “Viaweb”.

In Viaweb siamo partiti con l’idea di fare soldi. Non avevo più voglia di fare il freelance passando da un progetto all’altro, così decisi di mettermi a lavorare più duramente possibile per risolvere il problema una volta per tutte. Ogni tanto anche Viaweb era divertente, ma non era previsto che lo fosse e per la maggior parte del tempo non lo era. Sarei sorpreso se una startup fosse divertente. Tutte le startup sono fondamentalmente una rottura.

La vera ragione per cui abbiamo dato vita a Y Combinator non è né egoista né virtuosa. Di sicuro non lo abbiamo creato per far soldi: non avevamo idea di quale sarebbe stato il ritorno medio, né lo sapremo per anni. Non abbiamo iniziato YC nemmeno per aiutare gli aspiranti founder, anche se la cosa ci piace e ogni tanto ci crogioliamo nell’idea che se anche tutti i nostri investimenti dovessero andare persi (tutto il progetto di YC è  particolarmente non deterministico), quantomeno saremmo stati altruisti .

La vera ragione per cui abbiamo creato YC è qualcosa che probabilmente solo un hacker può capire. Lo abbiamo fatto perché sembrava un grande hack. Ci sono migliaia di persone sveglie che potrebbero aprire un’azienda e non lo fanno e, lavorando con relativamente poco sforzo sugli aspetti fondamentali,  possiamo aiutarli a lanciare nel mondo una marea di nuove startup che altrimenti non sarebbero esistite.

Per certi versi è qualcosa di virtuoso, perché penso che le startup siano qualcosa di positivo. Ma, in realtà, ciò che ci invoglia a farlo è quel desiderio totalmente a-morale provato ogni hacker che, dopo aver osservato un meccanismo complesso, scopre che con qualche trucchetto può renderlo più efficiente. Nel nostro caso quel meccanismo complesso è l’economia mondiale, che, fortunatamente, è open source.

*Nickname di Robert Tappan Morris



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Paul Graham: il pifferaio magico dei nerdBy Irene Mingozzi