Culturalmente concepiamo la salute (e quindi noi stessi) come "l'avere meno sintomi possibile", creando così un mito che, alla lunga, non riuscirà a contenere in maniera coerente la realtà biologica. Molti esseri umani vivranno in questa sorta di allucinazione ideologica senza mai comprendere la natura delle proprie dinamiche. 
Invece, la grande furbizia e l'accurata intelligenza che un vivente può assumere durante la sua attività (l'esistenza), sono di sfruttare i propri sintomi / adattamenti a proprio favore cogliendo il massimo risultato e la massima utilità.
Invece, la grande furbizia e l'accurata intelligenza che un vivente può assumere durante la sua attività (l'esistenza), sono di sfruttare i propri sintomi / adattamenti a proprio favore cogliendo il massimo risultato e la massima utilità.
Per questo bisogna andare ben oltre il mero concetto di "guarigione" - inventato a livello culturale dalla nostra società - che esprime soltanto una irrequietezza di fondo e un tono svalutante verso il proprio corpo.
"Ho sintomo, quindi il mio corpo è guasto", questo approccio deviato di concepirsi influenza il modo con cui respiriamo e affrontiamo il gusto dell'esserci. D'altra parte siamo figli di un'epoca estremamente medicalizzata dove il nostro percepito soggettivo è calibrato con: "l'ambiente è qui per ucciderci".
È un approccio sciocco e tossico di affrontare l'enorme abbondanza a nostra disposizione. 

La meraviglia si manifesta nella propria vita quando ci divincoliamo dalla visione semplificista di bene-male (maligno-benigno), liberandocene e permettendo di accedere al nuovo.
È allora che tutto cambia e si trasforma. 
 
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