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Traduzione in italiano di Daniele Monti dall’essay originale di Paul Graham "The High-Res Society" [Dicembre 2008].
Lungo quasi tutta la storia, il successo di una società è stato proporzionale alla sua capacità di mettere insieme organizzazioni grandi e disciplinate. Chi scommetteva sulle economie di scala generalmente vinceva, il che significa che le organizzazioni più grandi erano quelle di maggiore successo.
Anche se le cose sono cambiate così tanto che è difficile crederlo, fino a pochi decenni fa le organizzazioni più grandi tendevano ad essere quelle più all’avanguardia. Un ragazzo ambizioso che si laureava nel 1960 voleva lavorare negli enormi e scintillanti uffici della Ford, della General Electric o della NASA. Piccolo invece voleva solo dire di poco conto. Piccolo nel 1960 non voleva dire piccola startup di successo ma il negozio di scarpe dello zio Sid.
Quando sono cresciuto negli anni '70, l'idea della "scala gerarchica" era ancora molto diffusa. Il percorso standard consisteva nel cercare di entrare in una buona università, dalla quale si sarebbe stati reclutati in qualche organizzazione per poi salire a posizioni di crescente responsabilità. I più ambiziosi speravano semplicemente di salire più velocemente questa scala.
Alla fine del XX secolo qualcosa però è cambiato: si è scoperto che le economie di scala non erano l'unica forza in gioco. Soprattutto nella tecnologia, l'aumento di velocità che si poteva ottenere da gruppi più piccoli ha cominciato a superare i vantaggi della dimensione.
Il futuro si è rivelato diverso da quello che ci aspettavamo nel 1970. Le città racchiuse dentro una cupola e le auto volanti non sono apparse, ma fortunatamente nemmeno le tute con i distintivi che indicano la nostra specialità e il nostro grado. Invece di essere dominata da poche, gigantesche organizzazioni ramificate, sembra che l’economia del futuro sarà una rete fluida di unità più piccole e indipendenti.
Il punto non è che le grandi organizzazioni non funzionino più. Non ci sono prove che organizzazioni famose e di successo come l'esercito romano o la Compagnia Britannica delle Indie Orientali fossero meno afflitte dalle procedure e dalla politica rispetto alle organizzazioni odierne di pari dimensione. Semplicemente erano in competizione con avversari che non potevano cambiare al volo le regole del gioco scoprendo nuove tecnologie. Oggi abbiamo capito che la regola "le organizzazioni grandi e disciplinate vincono" deve essere integrata con: "dove le regole del gioco cambiano lentamente". Questo non lo sapeva nessuno fino a quando il cambiamento non ha raggiunto una velocità sufficiente.
Da ora in poi le grandi organizzazioni inizieranno a fare sempre più fatica perché per la prima volta nella storia non riusciranno più a trovare le persone migliori. I ragazzi ambiziosi che si laureano oggi non vogliono lavorare per una grande azienda, vogliono lavorare per una startup in crescita che la sta diventando. Se poi sono davvero ambiziosi, vogliono avviarla.
Questo non significa che le grandi aziende scompariranno. Dire che le startup avranno successo implica che esisteranno sempre grandi aziende, perché le startup che hanno successo col tempo diventano grandi aziende o vengono acquisite da esse. Le grandi organizzazioni però non giocheranno probabilmente mai più il ruolo di primo piano che hanno avuto fino all'ultimo quarto del ventesimo secolo.
È piuttosto sorprendente che una tendenza durata così a lungo possa esaurirsi. Quante volte capita che una regola funzioni per migliaia di anni e poi si ribalti completamente?
La tendenza millenaria del "più grande è meglio" ci ha lasciato un sacco di tradizioni ormai obsolete, ma estremamente radicate, il che significa che gli ambiziosi ora possono sfruttarle a proprio favore. Sarà molto utile capire bene quali idee siano da mantenere e quali invece possano essere scartate.
Il luogo dove guardare è là dove è iniziata la diffusione della piccolezza: il mondo delle startup.
Ci sono sempre stati casi sporadici - soprattutto negli Stati Uniti - di persone ambiziose che hanno ingrandito la scala gerarchica sotto di loro invece di salirla. Fino a poco tempo fa però questo era un percorso anomalo, seguito solo da alcuni outsider. Non è una coincidenza che i grandi industriali del XIX secolo avessero così poca istruzione formale. Per quanto le loro aziende siano diventate enormi, all'inizio erano tutti essenzialmente meccanici e negozianti. Era un passaggio sociale che nessuno con un'istruzione universitaria avrebbe fatto, se poteva evitarlo. Fino all'avvento delle startup tecnologiche, e in particolare di Internet, era molto insolito per le persone istruite avviare un'attività in proprio.
Gli otto uomini che lasciarono Shockley Semiconductor per fondare Fairchild Semiconductor, la prima startup della Silicon Valley, all'inizio non volevano nemmeno avviare un'azienda. Stavano solo cercando qualcuno disposto ad assumerli in gruppo. Poi uno dei loro genitori li presentò a una piccola banca d'investimento che si offrì di trovare i fondi per avviare la loro impresa, e così fecero. Avviare un'azienda era per loro un'idea assolutamente aliena; si trattava di una scelta a cui erano stati costretti.
Credo che oggi praticamente ogni laureato di Stanford o Berkeley che sappia programmare abbia almeno preso in considerazione l'idea di avviare una startup, nelle università della East Coast non è molto diverso e quelle britanniche sono solo un po' più indietro. Questo schema suggerisce che gli atteggiamenti di Stanford o Berkeley non sono un'anomalia, ma un indicatore del futuro. È la direzione che sta prendendo il mondo.
Naturalmente, le startup Internet sono ancora solo una frazione dell'economia mondiale. Un trend basato su di esse può essere così potente?
Io credo di sì. Non c'è motivo di pensare che ci sia un limite alla quantità di lavoro che si possa fare in questo ambito. Come la scienza, la ricchezza sembra espandersi in modo frattale. L'energia prodotta dal vapore rappresentava una piccola frazione dell'economia britannica quando Watt iniziò a lavorarci. Il suo lavoro però ha prodotto altro lavoro finché quella frazione è diventata più grande dell'intera economia di cui era inizialmente parte.
La stessa cosa potrebbe accadere con Internet. Se le startup di Internet offrono le migliori opportunità per le persone ambiziose, allora molte persone ambiziose le avvieranno e questa parte dell'economia si espanderà nel solito modo frattale.
Anche se le applicazioni legate a Internet diventassero solo un decimo dell'economia mondiale, questa componente darà un’impronta a tutto il resto. La parte più dinamica dell'economia lo fa sempre, dagli stipendi al modo di vestire. Non solo per il suo prestigio, ma perché i principi alla base della parte più dinamica dell'economia tendono a essere quelli che funzionano.
Per il futuro, la tendenza su cui puntare sembra essere quella di reti di piccoli gruppi autonomi le cui prestazioni vengono misurate individualmente. E le società che vinceranno saranno quelle che pongono loro i minori ostacoli.
Come nel caso della prima rivoluzione industriale, alcune società riusciranno in questo meglio di altre. Nel giro di una generazione dalla sua nascita in Inghilterra, la rivoluzione industriale si diffuse nell'Europa continentale e nel Nord America, ma non ovunque. Questo nuovo modo di fare le cose poteva attecchire solo nei luoghi che erano preparati ad accoglierlo, poteva diffondersi solo dove era già presente una fiorente classe media.
C'è una componente sociale simile nella trasformazione iniziata nella Silicon Valley negli anni Sessanta. Lì sono stati sviluppati due nuovi tipi di tecniche: quelle per la costruzione di circuiti integrati e quelle per la costruzione di un nuovo tipo di azienda progettata per crescere rapidamente attraverso la creazione di nuove tecnologie. Le tecniche per la costruzione di circuiti integrati si sono diffuse rapidamente in altri Paesi, quelle per la creazione di startup no. Cinquant'anni dopo, le startup sono onnipresenti nella Silicon Valley e comuni in alcune città degli Stati Uniti, ma sono ancora un'anomalia nella maggior parte del mondo.
Parte del motivo - forse il principale - per cui le startup non si sono diffuse come la Rivoluzione industriale è il loro impatto sociale dirompente. La Rivoluzione Industriale, sebbene abbia portato molti cambiamenti nella società, non combatteva il principio che più grande è meglio, anzi, ha combinato perfettamente questi due elementi. Le nuove imprese industriali adottarono le abitudini delle grandi organizzazioni esistenti, come l'esercito e la pubblica amministrazione, e l'ibrido che ne venne fuori funzionò bene. I "capitani d'industria" impartivano ordini agli "eserciti di lavoratori" e tutti sapevano cosa era previsto che dovessero fare.
Da un punto di vista sociale invece le startup sembrano andare più controcorrente. È difficile che fioriscano in società che danno valore alla gerarchia e alla stabilità, così come è stato difficile che l'industrializzazione fiorisse in società governate da persone che rubavano a volontà dalla classe mercantile. Quando avvenne la Rivoluzione Industriale una manciata di paesi aveva già superato questa fase, questa volta invece non sembrano essercene molti già pronti.
Note
Traduzione in italiano di Daniele Monti dall’essay originale di Paul Graham "The High-Res Society" [Dicembre 2008].
Lungo quasi tutta la storia, il successo di una società è stato proporzionale alla sua capacità di mettere insieme organizzazioni grandi e disciplinate. Chi scommetteva sulle economie di scala generalmente vinceva, il che significa che le organizzazioni più grandi erano quelle di maggiore successo.
Anche se le cose sono cambiate così tanto che è difficile crederlo, fino a pochi decenni fa le organizzazioni più grandi tendevano ad essere quelle più all’avanguardia. Un ragazzo ambizioso che si laureava nel 1960 voleva lavorare negli enormi e scintillanti uffici della Ford, della General Electric o della NASA. Piccolo invece voleva solo dire di poco conto. Piccolo nel 1960 non voleva dire piccola startup di successo ma il negozio di scarpe dello zio Sid.
Quando sono cresciuto negli anni '70, l'idea della "scala gerarchica" era ancora molto diffusa. Il percorso standard consisteva nel cercare di entrare in una buona università, dalla quale si sarebbe stati reclutati in qualche organizzazione per poi salire a posizioni di crescente responsabilità. I più ambiziosi speravano semplicemente di salire più velocemente questa scala.
Alla fine del XX secolo qualcosa però è cambiato: si è scoperto che le economie di scala non erano l'unica forza in gioco. Soprattutto nella tecnologia, l'aumento di velocità che si poteva ottenere da gruppi più piccoli ha cominciato a superare i vantaggi della dimensione.
Il futuro si è rivelato diverso da quello che ci aspettavamo nel 1970. Le città racchiuse dentro una cupola e le auto volanti non sono apparse, ma fortunatamente nemmeno le tute con i distintivi che indicano la nostra specialità e il nostro grado. Invece di essere dominata da poche, gigantesche organizzazioni ramificate, sembra che l’economia del futuro sarà una rete fluida di unità più piccole e indipendenti.
Il punto non è che le grandi organizzazioni non funzionino più. Non ci sono prove che organizzazioni famose e di successo come l'esercito romano o la Compagnia Britannica delle Indie Orientali fossero meno afflitte dalle procedure e dalla politica rispetto alle organizzazioni odierne di pari dimensione. Semplicemente erano in competizione con avversari che non potevano cambiare al volo le regole del gioco scoprendo nuove tecnologie. Oggi abbiamo capito che la regola "le organizzazioni grandi e disciplinate vincono" deve essere integrata con: "dove le regole del gioco cambiano lentamente". Questo non lo sapeva nessuno fino a quando il cambiamento non ha raggiunto una velocità sufficiente.
Da ora in poi le grandi organizzazioni inizieranno a fare sempre più fatica perché per la prima volta nella storia non riusciranno più a trovare le persone migliori. I ragazzi ambiziosi che si laureano oggi non vogliono lavorare per una grande azienda, vogliono lavorare per una startup in crescita che la sta diventando. Se poi sono davvero ambiziosi, vogliono avviarla.
Questo non significa che le grandi aziende scompariranno. Dire che le startup avranno successo implica che esisteranno sempre grandi aziende, perché le startup che hanno successo col tempo diventano grandi aziende o vengono acquisite da esse. Le grandi organizzazioni però non giocheranno probabilmente mai più il ruolo di primo piano che hanno avuto fino all'ultimo quarto del ventesimo secolo.
È piuttosto sorprendente che una tendenza durata così a lungo possa esaurirsi. Quante volte capita che una regola funzioni per migliaia di anni e poi si ribalti completamente?
La tendenza millenaria del "più grande è meglio" ci ha lasciato un sacco di tradizioni ormai obsolete, ma estremamente radicate, il che significa che gli ambiziosi ora possono sfruttarle a proprio favore. Sarà molto utile capire bene quali idee siano da mantenere e quali invece possano essere scartate.
Il luogo dove guardare è là dove è iniziata la diffusione della piccolezza: il mondo delle startup.
Ci sono sempre stati casi sporadici - soprattutto negli Stati Uniti - di persone ambiziose che hanno ingrandito la scala gerarchica sotto di loro invece di salirla. Fino a poco tempo fa però questo era un percorso anomalo, seguito solo da alcuni outsider. Non è una coincidenza che i grandi industriali del XIX secolo avessero così poca istruzione formale. Per quanto le loro aziende siano diventate enormi, all'inizio erano tutti essenzialmente meccanici e negozianti. Era un passaggio sociale che nessuno con un'istruzione universitaria avrebbe fatto, se poteva evitarlo. Fino all'avvento delle startup tecnologiche, e in particolare di Internet, era molto insolito per le persone istruite avviare un'attività in proprio.
Gli otto uomini che lasciarono Shockley Semiconductor per fondare Fairchild Semiconductor, la prima startup della Silicon Valley, all'inizio non volevano nemmeno avviare un'azienda. Stavano solo cercando qualcuno disposto ad assumerli in gruppo. Poi uno dei loro genitori li presentò a una piccola banca d'investimento che si offrì di trovare i fondi per avviare la loro impresa, e così fecero. Avviare un'azienda era per loro un'idea assolutamente aliena; si trattava di una scelta a cui erano stati costretti.
Credo che oggi praticamente ogni laureato di Stanford o Berkeley che sappia programmare abbia almeno preso in considerazione l'idea di avviare una startup, nelle università della East Coast non è molto diverso e quelle britanniche sono solo un po' più indietro. Questo schema suggerisce che gli atteggiamenti di Stanford o Berkeley non sono un'anomalia, ma un indicatore del futuro. È la direzione che sta prendendo il mondo.
Naturalmente, le startup Internet sono ancora solo una frazione dell'economia mondiale. Un trend basato su di esse può essere così potente?
Io credo di sì. Non c'è motivo di pensare che ci sia un limite alla quantità di lavoro che si possa fare in questo ambito. Come la scienza, la ricchezza sembra espandersi in modo frattale. L'energia prodotta dal vapore rappresentava una piccola frazione dell'economia britannica quando Watt iniziò a lavorarci. Il suo lavoro però ha prodotto altro lavoro finché quella frazione è diventata più grande dell'intera economia di cui era inizialmente parte.
La stessa cosa potrebbe accadere con Internet. Se le startup di Internet offrono le migliori opportunità per le persone ambiziose, allora molte persone ambiziose le avvieranno e questa parte dell'economia si espanderà nel solito modo frattale.
Anche se le applicazioni legate a Internet diventassero solo un decimo dell'economia mondiale, questa componente darà un’impronta a tutto il resto. La parte più dinamica dell'economia lo fa sempre, dagli stipendi al modo di vestire. Non solo per il suo prestigio, ma perché i principi alla base della parte più dinamica dell'economia tendono a essere quelli che funzionano.
Per il futuro, la tendenza su cui puntare sembra essere quella di reti di piccoli gruppi autonomi le cui prestazioni vengono misurate individualmente. E le società che vinceranno saranno quelle che pongono loro i minori ostacoli.
Come nel caso della prima rivoluzione industriale, alcune società riusciranno in questo meglio di altre. Nel giro di una generazione dalla sua nascita in Inghilterra, la rivoluzione industriale si diffuse nell'Europa continentale e nel Nord America, ma non ovunque. Questo nuovo modo di fare le cose poteva attecchire solo nei luoghi che erano preparati ad accoglierlo, poteva diffondersi solo dove era già presente una fiorente classe media.
C'è una componente sociale simile nella trasformazione iniziata nella Silicon Valley negli anni Sessanta. Lì sono stati sviluppati due nuovi tipi di tecniche: quelle per la costruzione di circuiti integrati e quelle per la costruzione di un nuovo tipo di azienda progettata per crescere rapidamente attraverso la creazione di nuove tecnologie. Le tecniche per la costruzione di circuiti integrati si sono diffuse rapidamente in altri Paesi, quelle per la creazione di startup no. Cinquant'anni dopo, le startup sono onnipresenti nella Silicon Valley e comuni in alcune città degli Stati Uniti, ma sono ancora un'anomalia nella maggior parte del mondo.
Parte del motivo - forse il principale - per cui le startup non si sono diffuse come la Rivoluzione industriale è il loro impatto sociale dirompente. La Rivoluzione Industriale, sebbene abbia portato molti cambiamenti nella società, non combatteva il principio che più grande è meglio, anzi, ha combinato perfettamente questi due elementi. Le nuove imprese industriali adottarono le abitudini delle grandi organizzazioni esistenti, come l'esercito e la pubblica amministrazione, e l'ibrido che ne venne fuori funzionò bene. I "capitani d'industria" impartivano ordini agli "eserciti di lavoratori" e tutti sapevano cosa era previsto che dovessero fare.
Da un punto di vista sociale invece le startup sembrano andare più controcorrente. È difficile che fioriscano in società che danno valore alla gerarchia e alla stabilità, così come è stato difficile che l'industrializzazione fiorisse in società governate da persone che rubavano a volontà dalla classe mercantile. Quando avvenne la Rivoluzione Industriale una manciata di paesi aveva già superato questa fase, questa volta invece non sembrano essercene molti già pronti.
Note