vedi libro: https://www.libri.it/la-stanza
La stanza di Lorenzo Mattotti è uno spazio indefinito, spoglio di riferimenti precisi, dove solo ogni tanto affiorano dettagli come la testiera di un letto, un cuscino, un rettangolo che potrebbe essere un quadro oppure una finestra. La stanza potrebbe trovarsi in qualunque luogo, in qualunque tempo, e possiamo vederne solo un’angusta porzione, quella immediatamente circostante i corpi di due innamorati distesi, stretti in un’inquadratura perfettamente incorniciata dal formato orizzontale delle pagine di taccuino. Spazio astratto che segna il perimetro del loro amore, lo definisce e lo protegge, la stanza è un rifugio che separa i due amanti dalla realtà, forse dalla loro stessa vita, sospendendoli in una dimensione senza tempo in cui esistono solo l’uno per l’altra, immersi in un’atmosfera satura di dolcezza e desiderio.
Pagina dopo pagina, riviviamo così i momenti magici trascorsi con il primo amore, quelli dedicati all’esplorazione reciproca, quando la voglia e il timore di scoprire e farsi scoprire si mescolano all’inebriante sensazione di libertà nel potersi finalmente mettere a nudo. Si susseguono le ore passate sul letto a discutere, a guardarsi, a toccarsi, a lasciarsi andare a profumi e sensazioni. E si fa finta di litigare, si scherza, poi ci si addormenta, ci si bacia. Si trema. E si tenta di capire cosa pensi l’altro, soppesando ogni sua parola, ogni suo gesto: l’occhio che ti guarda, un sorriso, la schiena girata, la mano che scivola lentamente sulla pelle. È la grammatica dell’amore, che Mattotti schizza con rapidi tocchi ora netti e decisi, giocando con i chiaroscuri, ora più sottili a simulare effetti di luce, dando vita a un taccuino da sfogliare e risfogliare con lentezza, oppure velocemente per vedere le figure animarsi con effetto quasi cinematografico, con quella pagina vuota tra una tavola e l’altra che invita a risvegliare la memoria di emozioni passate, disegnandole, scrivendo un pensiero o semplicemente lasciando un segno.