Accade tutto il 16 luglio 1995, quando il corpo dell'agente viene ritrovato impiccato con la cinghia dell'accappatoio all'appendi-asciugamani nel bagno della sua abitazione, un attico qui nel quartiere Eur. Esperto in informatica, traffico di armi e terrorismo internazionale, gli inquirenti all'inizio ipotizzano un suicidio per depressione, dovuta alla morte della figlia e alla separazione con la moglie. In realtà però, all'epoca, Ferraro conviva da cinque anni con Maria Antonietta Viali, che all'inizio lo conosce come Fabio Marcelli, funzionario di una società romana di import-export , che si vocifera sia usata come copertura dai servizi segreti. Nonostante l'ipotesi del suicidio aveva riscosso dubito successo, l'altezza della cinghia era di un metro e venti quindi qualcosa non quadrava. Venne proposta una seconda ipotesi: l'uomo potrebbe essere stato ucciso, forse per aver concesso nullaosta a ditte legate alla mafia o coinvolte in Tangentopoli.