Pur configurandosi secondo diversi gradi di gravità, la bestemmia è sempre un male, sia per chi la dice che per chi la deve ascoltare suo malgrado.

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Solo una sincera professione di fede ci permette di riordinare i nostri rapporti malati con le cose, coi fratelli e con Dio. A questo serve la Quaresima.

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Dalla bocca esce ciò che tracima dal cuore, ma spesso essa dice il contrario di ciò che pensa. Il Signore ci doni un cuore puro e una parola sincera.

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L’amore per i nemici non è un comandamento, ma una via possibile, che si può percorrere solo lasciandoci amare da Cristo e amando con e come Lui.

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I «guai» di Gesù riguardano anche noi, per tutte le volte che – ricchi o poveri che siamo – pensiamo di poter fare a meno di Dio e cavarcela da soli.

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Non a tutti si può dire «mi fido di quello che dici, ti credo sulla parola»; ma se non lo diciamo a Dio è chiaro che con Lui non abbiamo molta confidenza.

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Come discepoli del Risorto siamo chiamati ad essere testimoni di speranza per il mondo, aspettando fiduciosamente «nuovi cieli e una terra nuova».

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L’ascolto orante della Parola di Dio è un vero e proprio memoriale, un atto sacramentale, che rende realmente presente Cristo nell’oggi.

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Il vino buono è il segno dell’amore infinito di Dio, il suo desiderio di sposare l’umanità e farle sperimentare la gioia piena della Sua festa.

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È nella preghiera instancabile che Gesù entra in quel rapporto così intimo e profondo con Dio che gli dà la conferma definitiva di essere Suo Figlio.

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