L'arrivo di S.E. Starace e l'inaugurazione del Monumento. Gli avanguardisti in perfetto schieramento hanno dato il saluto al Duce ed hanno gridato l'alalà di benvenuto a S.E. Starace, giunto nel capoluogo di questa provincia che aveva vissuto giorni di ansiosa fremente attesa per questa sua visita. Il saluto al Duce, l'alalà a S.E. Starace sono stati ripetuti dal numeroso gruppo di fascisti universitari e con essi da tutto il popolo, da tutte le autorità addensatisi in bell'ordine lungo la spaziosa scalea del monumento, ove erano i segretari ed i podestà, le rappresentanze di ogni comune con il suo gonfalone, di ogni Fascio con il suo gagliardetto, le associazioni combattentistiche con i le Pizzarello, il gruppo delle famiglie dei Caduti in guerra e della Rivoluzione nel quale erano la mamma di Filippo Corridoni ed i fratelli di Nicola Bonservizi. Sul monumento erano anche i valletti del Comune nella loro elegante tenuta, e sei fanti, in assetto di guerra, completavano il monumento con la loro posa divina, che la folla avrebbe voluto vedere trasfuso nel bronzo. E dietro l'ara la Milizia Universitaria e una centuria della 109a Legione e nel campo sportivo dietro il Monumento tutte le Legioni dei giovani fascisti della provincia, in attesa di essere passati in rivista dal loro comandante Achille Starace. Ai piedi del Monumento la Centuria d'onore dei militi mutilati e quindi a completare la visione che splendidamente appariva ai nostri occhi, carabinieri in grande uniforme erano schierati nel piazzale e lungo la scalea. S.E. il Segretario del Partito che era con S.E. il Prefetto, il Segretario Federale, il generale comandante la Divisione militare, dopo aver ricevuto l'ossequio delle principali autorità della provincia che si sono tutte presentate secondo lo stile fascista, tra le quali erano il senatore Miliani e gli on. Arcangeli, Bartolini, Cingolani e Scarfiotti, dopo il saluto rivoltogli dall'accademico S.E. Bazzani, percorrendo l'ampio fronte, mentre le musiche, le fanfare, intonavano Giovinezza e con Giovinezza gli inni della Rivoluzione è salito sul Monumento. L'alalà della folla era diventato più potente ancora, l'entusiasmo non mai contenuto, si era ingigantito sino alla nota più alta, i gagliardetti erano levati in aria, i moschetti, gli sci, fazzoletti, cappelli anch'essi elevati sopra le teste, i canti si incrociavano, dalle finestre, dalla piazza, dalle vie si elevava un gran caro nome: DUCE! E mentre attorniato dal clero Mons. Scarponi eseguiva la benedizione e le truppe presentavano le armi e le bandiere, i gagliardetti si inchinavano e le braccia erano tese nel saluto romano, i moschetti dei militi universitari hanno crepitato ed hanno crepitato i moschetti della 109a Legione ed a questo crepitio hanno unito il loro prepotente, incessante, scandito urlio le mitragliatrici e le salve tonanti del cannone a significare che il rito era compiuto, dando così un'anima vera e propria a tutta la voce della folla.
(Mariano De Francesco, Corriere Adriatico del 3 ottobre).