Lectio: Atti degli Apostoli

Lectio degli Atti degli Apostoli di lunedì 11 novembre 2013


Listen Later

Commento a Atti 20, 11-16

Cadde giù dal terzo piano

Nella seconda parte degli Atti abbiamo visto come l’evangelizzatore Paolo si faccia un punto d’onore di annunciare il vangelo dove ancora nessuno è arrivato (Rm 15,20). Ne sono prova i continui e lunghi viaggi, con pericoli, prigioni e percosse. “Oltre a questo” vediamo ora il suo “assillo quotidiano: la preoccupazione per tutte le Chiese” (2Cor 5,28). Paolo, non è solo evangelizzatore, ma anche pastore premuroso. La madre, anche se dal grembo consegna i figli a vita e libertà, rimane sempre madre!
È quanto mostrano sinteticamente i vv. 1-6 e 14-16: un moltiplicarsi di spostamenti, un incessante viaggiare intervallato da soste più o meno brevi. In questa fase del suo terzo viaggio apostolico Paolo ha fretta di giungere a Gerusalemme per Pentecoste e poi vedere Roma (At 19,21).
Roma è per lui ciò che Gerusalemme fu per il suo Maestro: il termine corsa, luogo del compimento della sua testimonianza.
Paolo evangelizzatore è sempre in cammino: sua meta è andare ovunque si apra una strada o una porta. Indugia tanto quanto basta per annunciare il Vangelo e fondare una Chiesa. Il tempo necessario allo scopo è scandito dalla persecuzione che, prima o poi, immancabilmente viene … al momento giusto. La persecuzione infatti, anche se avviene dopo tre settimane come a Tessalonica o dopo un anno e mezzo o due come a Corinto o a Efeso, è comunque il compimento del mistero della croce - albero fecondo dal quale cade il seme da cui germogliano i figli di Dio.
Ora Paolo da annunciatore si fa pellegrino verso Gerusalemme. Approfitta però del “santo viaggio” per visitare le comunità e rafforzarle nella consolazione.
Il pellegrino ha una meta determinata: la destinazione alla quale il suo desiderio lo chiama. Per questo il suo cammino verso Gerusalemme è sotto il segno dell’urgenza.
L’itinerario prestabilito è deviato però da un complotto. Paolo rinuncia a imbarcarsi dal porto di Corinto per la Siria e torna verso la Macedonia, ripercorrendo quasi 500 km a piedi. Nel ritorno da quest’ultimo giro apostolico stanno con lui e Luca altri sette (!) compagni. Oltre i collaboratori ci sono anche gli incaricati della colletta. Paolo non è un apostolo solitario. Luca, tacendo i motivi del suo viaggio a Gerusalemme (colletta e segno di unità con la Chiesa-madre), lo assimila a quello di Gesù con i Dodici.
Da Filippi, dove si sono fermati per la Pasqua, Paolo e compagni arrivano a Troade. Qui raggiungono Tìchico e Tròfimo i quali, essendo asiatici, li hanno preceduti per organizzare il seguito del viaggio.
I vv. 7-11 sono una finestra su quanto faceva Paolo in ogni comunità che visitava: istruiva, spezzava il pane e consolava. Questi versetti, insieme a 1Cor 11,17ss (cf. anche Atti 27,33ss!), sono le due più antiche descrizioni dell’eucaristia. Avviene nel giorno del Signore (domenica). Si celebra dalla sera, finito il lavoro, all’alba.
Il luogo della celebrazione è chiamato “stanza superiore”, come “il Cenacolo” dove gli apostoli mangiarono l’ultima pasqua con il Maestro e fu istituita l’eucaristia. Lì incontrarono anche il Risorto per 40 giorni e ricevettero lo Spirito. È la Chiesa madre di tutte le altre. Fino ad Atti 12,12 resta il punto di partenza e d’arrivo della missione di Pietro e compagni.
Anche Troade ha il suo Cenacolo. Sta in alto, al terzo piano. Lì c’è abbondanza di luce e di Parola a cui segue lo spezzar del Pane. L’eucaristia, sorgente di vita nuova, è presenza del Signore che ci dà il suo Spirito. Fuori è tenebra.
Il giovane Èutico ( significa fortunato!) è sulla finestra, soglia tra la luce interna e le tenebre esteriori. Invece di ascoltare la Parola e vigilare, cade in un sonno profondo, che lo afferra e lo tira giù dal terzo piano nella notte. Lo raccolgono morto.
Anche Paolo scende nella notte, si getta su di lui, lo abbraccia e dice di non turbarsi perché “la sua anima è in lui”. Sì, la sua anima è in lui grazie alla discesa di Paolo nella notte. Per questo, come il Maestro, risale dal buio, spezza il pane di vita. La luce della Parola giunge fino all’alba. Quando sorge il sole, il ragazzo - che non ha ascoltato la Parola né gustato il Pane! - è ricondotto vivo nella casa.
Parola e Pane gustato dai fratelli “in alto” restituisce vita anche a chi è caduto in basso. Ciò che avviene al giovane Èutico illustra il passaggio da morte a vita che nell’eucaristia tutti rivivono, a consolazione di chi sta dentro e a vantaggio di chi sta fuori. L’eucaristia, memoriale di Cristo morto e risorto, è salvezza del mondo intero. Il dono che Gesù fece la sera di Pasqua è “per tutti”, non solo per i discepoli. Il racconto richiama Atti 27, 33ss.
Il miracolo di risurrezione, inserito nel viaggio verso Gerusalemme, indica la partecipazione di Paolo al mistero del Maestro, che ci ha dato vita mediante la sua morte (Col 1,24!). Ma è anche segno di ciò che Parola e Pane operano nel mondo: “quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Lc 1,79) passano alla luce della vita.
Proprio in questo modo giunge tra noi il Regno di Dio. E beato chi non si scandalizza perché viene in forza della croce di Gesù e di chi lo segue (cf. Lc 7,22).
Nei vv. 13-16 riprende il viaggio. Tutti si imbarcano per Asso. Tranne Paolo che ha deciso di andarvi da solo e a piedi. Ad Asso lo prendono sulla nave e sbarcano a Mileto. Qui farà venire gli anziani di Efeso, senza visitare quella comunità. Ha fretta di giungere a Gerusalemme.




DIVISIONE
a. vv. 1-6: da Efeso in Macedonia e in Grecia e viceversa per il ritorno
b. vv. 7-12: a Troade: risurrezione di un giovane
c. vv.13-16: da Troade a Mileto
...more
View all episodesView all episodes
Download on the App Store

Lectio: Atti degli ApostoliBy Silvano Fausti