Commento a Atti 9, 1-19a
Costui mi è vaso eletto per portare il mio nome davanti a nazioni e re e figli d'Israele.
Nel martirio di Stefano, primo testimone perfetto, c’è già il preludio di questa sequenza (At 7,58b; 8,1.3). D’ora in poi Paolo, il persecutore, diventerà il prototipo degli apostoli, anzi l’Apostolo per eccellenza, il maestro dell’agape, icona del suo Signore. Sarà lui che a portare il Vangelo agli estremi confini della terra. La chiamata di Saulo è narrata tre volte negli Atti ( 9,1-19a; 22,5-16; 26,9-18, ripresa in Gal 1,12-17). È una ridondanza letteraria: si rivisita a distanza il luogo genetico della sua vocazione divina a rivelare il mistero di Dio nascosto dall’eternità, per capirne meglio la portata. Dio è veramente Padre di tutti e suo Figlio è fratello di ogni uomo. In Gesù, discendenza di Abramo, si compie la benedizione promessa a lui e, in lui, a tutte le genti (Gen 12,3b). In Paolo brilla con chiarezza la verità del Vangelo e la libertà dei figli, tematizzata nella lettera ai Galati: è l’identità cristiana, nella sua continuità e specificità rispetto a Israele. La conversione di Paolo è il culmine della narrazione di Atti 8: Saulo-Paolo è il frutto del martirio di Stefano e della successiva persecuzione – vista come disseminazione dei cristiani. In lui vediamo la fecondità del seme gettato da Gesù, da cui germiniamo anche noi – chiesa delle nazioni. L’azione di Dio, dopo il martirio di Stefano, chiama a conversione Simon mago, ghiotto di Spirito, l’eunuco Etiope escluso dell’alleanza, Saulo il giudeo persecutore e poi Cornelio il pagano impuro. L’avventura di Paolo persecutore continuerà subito con Paolo perseguitato per amore di Colui che perseguitava. (cf At 9,23.29!). La narrazione dell’intervento di Dio su di lui serve ad autenticare per tutti e per sempre che l’apertura delle porte del Regno a tutti è volontà esplicita di Dio.
DIVISIONE
a. vv. 1-9: morte e sepoltura del vecchio Saulo
b. vv.10-19a: nascita di Paolo, uomo nuovo, e sua missione.