Lectio: Atti degli Apostoli

Lectio degli Atti degli Apostoli di lunedì 22 ottobre 2012


Listen Later

Commento a Atti 11, 19-30

I cc. 10-15 degli Atti armonizzano i due temi del cristianesimo nascente: l’apertura a tutti e il rispetto della diversità di ciascuno. È la grande sinfonia di Dio che agisce con sapienza e pazienza per accordare tra loro le singole voci dei suoi figli nel Figlio. Qui c’è un nuovo sviluppo, annunciato nel preludio dell’Eunuco e nel “largo” di Cornelio. Se gli apostoli si rivolgono a tutti gli abitanti di Gerusalemme, gli ellenisti (giudei vissuti fuori dalla Palestina) ampliano l’orizzonte alla Giudea e alla Samaria. Ora, grazie alla persecuzione di Stefano, gli ellenisti sono “disseminati” nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia. Anche qui si rivolgono sempre ai loro correligionari. Però alcuni ellenisti di Cipro e di Cirene sono i primi che prendono l’iniziativa di rivolgersi direttamente ai greci, ossia ai pagani. Questi, a differenza dell’Eunuco e di Cornelio, proseliti o simpatizzanti, non hanno dimestichezza con la tradizione giudaica.
La nuova tappa parte da Giudeocristiani che, abituati a vivere in ambiente pagano, vanno ad Antiochia; e, fuori dalla loro casa, osano per la prima volta annunciare il Vangelo ai pagani. E li, per la prima volta, i credenti in Gesù “sono nominati cristiani”. È una svolta nella storia. Si può dire che il cristianesimo, dopo la gestazione in ambito giudeo, viene alla luce ad Antiochia, Essere “nominato” significa anche essere chiamato alla propria funzione. Qui per la prima volta i discepoli di Gesù assumono la funzione di “cristiani”: testimoniano a tutti il nome del Cristo, salvezza dei giudei prima, e poi di tutte le genti, fino agli estremi confini della terra. Il suo nome è benedizione per tutte le stirpi della terra, secondo la promessa di Dio ad Abramo (Gen 12,3). Se Adamo è il padre di tutti quelli che mancano di fede nel Padre, Abramo è il nuovo Adamo, padre di tutti quelli che credono alla Parola. Questo gli è accreditato a giustizia (Gen 156). Le fede è la medicina che guarisce dalla sfiducia di Adamo nei confronti del padre, radice di ogni ingiustizia. Infatti chi accetta di essere figlio, ristabilisce la relazione vitale con il padre e i fratelli.
Ad Antochia, dopo il capo, costituito dai discendenti di Abramo, viene alla luce il corpo intero di Cristo, nelle sue varie membra, costituito da tutti gli uomini. Ora il Cristo, che viene dai Giudei, è veramente “luce delle genti” (Lc 2,32 ; cf Is 42,6-9) e “salvatore del mondo” (49,6; Gv 4,42).
Ma il compimento di questa promessa crea nuovi problemi. Per persone fuori dall’orizzonte culturale e religioso d’Israele, cosa significa accedere alla promessa mediante la fede in Gesù Cristo? Non c’è il pericolo di perdere le radici stesse del germoglio di Davide, così “incarnate” in Israele? Soprattutto come si fa a “mangiare insieme” senza mangiarsi gli uni gli altri? Proprio nel cibo e nello stare insieme emerge la difficoltà di far comunione nella diversità. Sarà l’argomento del dibattito nel “Concilio di Gerusalemme”, lo “scandalo” costante da superare per accogliere altre culture e il mutare stesso di ogni cultura nel confronto con l’altra. In questo perenne cammino di corsa ad ostacoli, la chiesa può progredire e crescere oppure bloccarsi e impedire il disegno di Dio.
Il progetto del Padre è che ogni popolo, nella sua differenza, possa dire di Sion: “Sono in te tutte le mie sorgenti!” (Sal 87,7). Tutti, giudei e pagani, siamo “uno” in Cristo: “Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né ibero, né maschio e femmina, poiché tutti voi siete uno in Cristo. E se appartenete Cristo, allora siete discendenti di Abramo, eredi secondo la promessa” (Gal 3,28s). Siamo tutti figli di Abramo nella nostre differenze, anche senza quella differenza, la circoncisione, che è segno dell’alleanza. L’amore del Padre e dei fratelli è la vera circoncisione del cuore.
Come fare comunione non nell’omogeneità ma nell’eterogeneità è un problema teorico e pratico mai risolto. C’è sempre il pericolo di cannibalismo culturale o religioso. Fino a questo punto i credenti in Gesù erano ebrei o simpatizzanti. Da qui innanzi chiunque può essere “cristiano” (=messianico), senza altro vincolo che la fede nel Figlio dell’uomo, che fa di ogni uomo suo fratello, figlio dello stesso unico Padre. In questo senso il cristianesimo cessa di essere una religione con la sua cultura, i suoi riti, la sua lingua, le sue leggi. Unica legge è “conoscere e credere all’amore che Dio ha per noi” (1Gv 4,16) e amarci da fratelli gli uni gli altri come il Padre e il Figlio ci amano. “Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge”; “qualsiasi altro comandamento si riassume in queste parole: amerai il prossimo tu come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13, 8-10).
Nel nostro mondo globalizzato torna di estrema attualità il “De pace fidei” di Nicola Cusano. Il principio “cuius regio, eius et religio”, inventato più tardi per evitare massacri tra cristiani, può diventare principio di peggiori massacri per occupare altre regioni. Ovviamente a fin di bene: dare potenza e gloria al proprio dio. Ma questo in realtà è un idolo, perché c’è “un solo Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,6) e che a ciascuno fa doni diversi (Ef 4,7). Non tutti abbiamo tutto: abbiamo dei doni e dei limiti. Viverli non come aggressione o difesa, ma come comunione fraterna, ci rende tutti figli e fratelli tra di noi (1Cor 12,1-13,13). Così conserviamo l’unità dello Spirito e formiamo un unico corpo,ecc. (Ef 4,1ss). L’unica condizione richiesta è quella di essere uomo e accettare ogni altro come se stesso – anzi come proprio Dio e Signore.
Ciò che divide, è dal maligno. Anche se fosse giusto, è fuori posto e non viene da Dio. Bisogna passare da una religione che vuol difendere il proprio dio (che dio è se necessita di difesa?) a una libertà che accetta ogni uomo in nome del Padre. Questo ci ha insegnato il Figlio. Per questo fu ed è costantemente ucciso in nome del dio che ognuno vuol difendere per averlo in proprietà.
Luca si è particolarmente interessato del diffondersi del cristianesimo ad Antiochia. Si è informato e ha esposto con cura come furono superati gli ostacoli per portare la promessa a ogni uomo. Questo è e rimane il modo in cui la chiesa deve inculturarsi nella storia, per non ostacolare la corsa del Vangelo e “impedire” l’azione di Dio.


DIVISIONE
a. v19: gli ellenisti della Palestina riservavano la Parola ai giudei
b. vv 20: la svolta di Ciprioti e Cirenei ellenisti, che si rivolgono ai pagani
c. vv 21: la mano del Signore era con loro
d. vv 22-24: invio di Barbaba per controllare, ma lui riconosce l’opera di Dio
e. vv 25-26: Barnaba ripesca Paolo scomparso: sono nominati cristiani
f. vv 27-30: i profeti predicono la carestia. Missione di aiuto a Gerusalemme
...more
View all episodesView all episodes
Download on the App Store

Lectio: Atti degli ApostoliBy Silvano Fausti