Commento a Atti 10, 24-33
Pietro non sa cosa significa la sua visione, né perché lo Spirito gli ha detto di seguire i tre uomini né cosa deve dire di preciso a Cornelio. Come si coniuga ciò che Dio gli ha manifestato e l’evento con cui si deve confrontare? Lo capirà lentamente da ciò che succede.
Ora Pietro con i suoi di Joppe e Conelio con i suoi familiari, si incontrano. È l’incontro dei due mondi, quello giudeo e quello pagano, preparato con cura da Dio. Da ciò che avviene in questo incontrò Pietro capirà la volontà e l’azione di Dio. Tale incontro è simbolicamente il compimento della benedizione promessa ad Abramo e, nella sua discendenza, a tutti gli uomini (Gen 12,1-3): tutti riconoscono in Gerusalemme il loro luogo di nascita a figli di Dio e a fratelli di tutti (Sal 87). È il mistero stesso di Dio, Padre di tutti, ora rivelato. Sulla croce di Gesù, figlio di Dio e di Abramo, è vinta ogni inimicizia: “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era framezzo, cioè l’inimicizia, annullando per mezzo della sua carne la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace, per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni gi altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Gesù Cristo. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito (Ef 2,14-21). Si compie l’unificazione tra cielo e terra, tra giudei e non-giudei. Dio finalmente diventa tale sulla terra: “ Il Signore sarà re di tutta la terra in quel giorno e il Signore sarà uno e uno il suo nome” (Zc 14,9). Sulla croce Dio si svela: è tutto e solo amore in sé e per tutti, e tutti noi siamo uno in lui nel medesimo amore. Il ministero di Paolo è realizzare in mezzo ai pagani “la sua Parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo (a voi) pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria” (Col 1,25-27; cf Rm 16,25-27).
Nell’incontro tra Pietro e i suoi con Cornelio e suoi, è ripetuto – e sarà ulteriormente raccontato – ciò che già sappiamo dal narratore. È importante ricordarlo sempre, perché di questa realtà ci si dimentica sempre, come delle cose ovvie, che sono le più trascurate: il Dio invisibile si rivela con “eventi e parole intimamente connessi tra loro” (Dei Verbum 2). Pietro e tutta la Chiesa dopo di lui è chiamata a cogliere costantemente il nesso tra la parola di Dio e gli eventi della storia dell’uomo. Il nemico, con le sue tentazioni, come con Cristo così anche con la sua Chiesa, fa di tutto per confonderci le idee e distoglierci dalla via di Dio. Per questo dobbiamo costantemente far memoria di ciò che Dio vuole e fa, per non volere e fare il contrario di lui nella pratica di ogni giorno. Enea, guarito dai suoi blocchi, deve alzarsi e rifarsi il letto ( At 9,34): così anche noi ogni giorni dobbiamo alzarci e quotidianamente passare dal pensiero dell’uomo alla libertà del pensiero di Dio, che ci fa alzare dal letto delle nostre pigrizie mentali per amare e servire come lui ama e serve noi tutti.
Articolazione del testo:
a. vv. 24-27: l’incontro tra Pietro e i suoi con Cornelio e i suoi
b. 28-29: Pietro dichiara la sua disponibilità verso loro, su ordine di Dio, e chiede cosa vogliono
c. vv. 30-33: Cornelio gli narra la sua visione e gli racconta ciò che noi sappiamo.
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