Commento a Atti 15, 30-41
Si rallegrarono per la consolazione
Il “Concilio” di Gerusalemme è stata la prima assemblea generale convocata per risolvere i conflitti della chiesa nascente. La volontà di Dio si rivela in ciò che succede. Gli eventi hanno reso chiaro, al di là di ogni paura e incertezza, il principio fondamentale: è la grazia del Signore Gesù che salva (At 15,11). Non c’è discriminazione tra Giudei e pagani. Lo Spirito è concesso a tutti e i cuori di tutti sono purificati dalla fede, non dall’osservanza del giogo della legge - che ci condanna tutti come trasgressori (At 15,8ss).
Rimane da capire una cosa pratica e ugualmente fondamentale: come si possa vivere insieme, da fratelli, con culture e tradizioni diverse. Non è questione di banali “risse di potere”, che pure capitano più del previsto, come si vede già nei Vangeli (cf Mc 9,33ss; 10,35-45; Lc 22,24ss!). Non sono neppure risse per divergenze e differenze caratteriali, come quella tra Paolo e Barnaba, che vedremo alla fine di questo testo.
Si tratta effettivamente del problema cruciale per il cristianesimo (e per ogni religione): come si può conciliare la veneranda tradizione ricevuta dai padri e la novità operata direttamente dallo Spirito di Dio, che va al di là gli schemi di ogni tradizione?
La soluzione, concordata nel “Concilio” di Gerusalemme, è recata per lettera da Paolo e compagni, che la spiegheranno ai destinatari di Antiochia e delle altre comunità.
Anche oggi la Chiesa, se vuole aprirsi all’opera di Dio, deve rivedere le sue belle tradizioni bimillenarie. La storia è un cammino di novità in novità, verso il suo compimento, che sta sempre oltre. Il compimento dell’uomo è Dio stesso! Per questo egli è presente e in azione qui e ora, nel mondo e in ogni persona. Attende solo di essere da noi incontrato e accolto.
La prima chiesa non ha rifiutato la tradizione: riconosce Israele come suo grembo materno. Anche le chiese di origine pagana non rinnegano la chiesa madre, che è giudeo-cristiana. Il problema, attuale ora come allora, è come un credente debba aprirsi agli altri perché la benedizione promessa ad Abramo si estenda a tutti. Solo così Dio è veramente “uno”, Padre di tutti, e noi tutti siamo fratelli.
La fraternità non deve sopprimere le differenze tra i figli. Altrimenti diventiamo come Caino. Il primogenito accetti i fratelli e ognuno di questi accetti il primogenito e ogni altro.
Il salto di qualità non è mai compiuto. Come ogni figlio, così ogni generazione è chiamata a compierlo. Se rinunciamo a questo, ci opponiamo al disegno di Dio e “tradiamo la tradizione”. Invece di trasmetterla a tutti, la precludiamo a tutti. Spegnere la Parola di speranza, che il Figlio ha acceso per tutti i fratelli, è il peggior male che possiamo fare.
La lettera inviata dalla chiesa madre di Gerusalemme a quella di Antiochia porta gioia e consolazione. Questa gioia e consolazione, segno della presenza di Dio, è però sempre insidiata da dissensi e valutazioni concrete divergenti. La chiesa non è mai perfetta. Anche Paolo e Barnaba si dividono per via di Giovanni, detto Marco. Paolo non lo vuole perché ha già disertato il primo viaggio. Barnaba lo prende con sé e vanno insieme a Cipro. Paolo prende con sé Sila e inizia con lui il suo secondo viaggio apostolico, più ampio del primo - sempre con Antiochia come punto di partenza e di ritorno.
Anche le nostre vicende personali e il nostro carattere, compresi i difetti, fanno parte della storia di salvezza. Differenze di vedute e allergie personali rimangono. Non siamo una setta di perfetti. Ammettere tra noi la varietà di doni significa anche accettare la varietà di difetti. Le nostre manchevolezze e fragilità non rompono la comunione: ci fanno capire che siamo peccatori. Abbiamo costantemente bisogno di misericordia, ricevuta e accordata; prima ricevuta e poi accordata. La comunità si cementa meglio con i buchi dei nostri limiti accolti e riempiti di misericordia che con la perfezione levigata dei nostri doni.
NB. I vv. 30-35 concludono la parte centrale degli Atti. Il “concilio” di Gerusalemme è un punto d’arrivo: riconosce la libertà dalla legge. È quindi anche il punto di partenza: la Parola può essere annunciata a tutti e accolta da tutti, senza riserve.
D’ora in poi cambiano i protagonisti e i luoghi. Il protagonista sarà Paolo e il luogo sarà il cammino della Parola sino alle estremità della terra. Questo cammino, come i precedenti, sarà guidato, più che dai propositi dell’apostolo, dagli ostacoli degli uomini e dalle deviazioni che Dio mette in atto per condurre tutto al fine desiderato.
DIVISIONE
a. vv.30-35: ambasciata di Gerusalemme ad Antiochia
b. v. 36: proposta secondo viaggio
c. vv. 37-39: dissenso e separazione tra Barnaba e Paolo per via di Marco
d. vv. 40-41: Paolo parte con Sila per il secondo viaggio.