Gramsci, letto da Susi e Dario

Lettera 176 - a Grazietta


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29 dicembre 1930
Carissima Grazietta,
ho ricevuto la tua lettera col biglietto di Mea. Il giorno
di Natale ho ricevuto il pacco. Di' alla mamma che tutto
era in ordine e che nulla si è guastato; anche il pane era
ancora fresco e l'ho mangiato con molto gusto: si sentiva il sapore del grano duro sardo molto buono. Cosí ho
mangiato con gusto «sa panischedda»; credo che non ne
avevo mangiato piú da 15 o 16 anni. Le notizie sulle
condizioni di salute della mamma mi hanno dato molto
dispiacere, sono sicuro che avrete molta pazienza con
lei: se ci pensi bene, ella si meriterebbe ben altro che
della pazienza, perché ha lavorato per noi tutta la vita,
sacrificandosi in modo inaudito; se fosse stata un'altra
donna, chissà che fine disastrosa avremmo fatto tutti fin
da bambini; forse nessuno di noi oggi sarebbe vivo. Non
ti pare? – Avevo visto la fotografia di padre Soggiu in
due giornali illustrati, ma non l'avevo riconosciuto, anzi
non avevo neanche pensato che si potesse trattare di lui;
sebbene sotto una fotografia fosse scritto che era nato a
Norbello. L'ho riguardato dopo la tua lettera e anche sotto la gran barba francescana ho ritrovato i lineamenti dei
suoi fratelli, specialmente del fratello Gino. E non era
neanche invecchiato, tutt'altro; eppure si era fatto frate
almeno 25 anni fa e dopo aver preso la laurea. Era veramente un bravo uomo e sarà stato un bravissimo frate, non ne dubito. Cosí i Ghilarzesi avranno un altro martire paesano, dopo Palmerio, anzi a miglior diritto, perché Palmerio aveva solo il «merito» d'aver fatto un viaggio a Gerusalemme. Però penso che se a Ghilarza arrivasse dalla Cina un frate buddista e predicasse per far abbandonare la religione di Cristo per quella di Budda, i Ghilarzesi certamente lo ammazzerebbero come i Cinesi hanno fatto con padre Soggiu. Spero davvero che Carlo si deciderà a scrivermi; le crisi di nervi non
giustificano un silenzio cosí lungo. Vorrei anche sapere se Nannaro
vi ha scritto di avermi mai scritto. Dopo la sua partenza da Turi ho
ricevuto un suo telegramma dalla Svizzera e una sua lettera da Namur,
in viaggio per il suo luogo di residenza, che non so dove sia. Vorrei sapere
se mi ha mai scritto in seguito e se le sue lettere sono andate perdute. –
Ringrazia Mea del suo biglietto, mi ha fatto piacere che mi abbia scritto,
ma mi ha fatto dispiacere che scriva ancora come una scolaretta di terza
elementare (e deve essere in 5a , se non sbaglio). È una vera vergogna;
perché la nostra famiglia nelle scuole di Ghilarza aveva una certa fama;
questa Mea deve proprio essere nata a Pirri, e la sua culla deve essere
sempre stata assordata dalle ranocchie degli stagni che l'hanno fatta
diventare cervello di ranocchia anche lei: sa gridare, ma non sa pensare
e riflettere. Tirale un po' le orecchie da parte mia e dille che deve scrivermi
ancora di tanto in tanto per farmi vedere che ha migliorato nell'ortografia.
Cara Grazietta, scrivimi anche tu qualche volta. Ti abbraccio
affettuosamente con la mamma e con tutti di casa (compresa la donna
di servizio, se permette).
Antonio
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Gramsci, letto da Susi e DarioBy Radio Ortica