vedi libro: https://www.libri.it/lucia
“Forse chi nasce cieco è più creativo, / non rispecchia il mondo, lo rifonda, / ha parametri aperti, un “antisguardo” / e modula declinazioni infinite, / non buie, diversamente colorate.” Così recitano i versi di una poesia di Fiorenza Mormile, che ci fanno riflettere sulla nostra tendenza a pensare che chi è cieco dalla nascita viva immerso nel buio e chi ha perduto la vista si limiti a serbare nella mente l’immagine del mondo di cui un tempo aveva avuto esperienza.
Con Lucia, il secondo libro della collana realizzata da #logosedizioni in collaborazione con CBM Italia Onlus, Roger Olmos supera questi pregiudizi grazie a un percorso di ricerca che gli svela l’esistenza di un mondo di percezioni tattili, odori, suoni e colori. Un mondo che in precedenza credeva fatto solo di buio e di cui oggi ci rende partecipi, per aiutarci a superare le nostre idee preconcette, prestandoci lo sguardo di una bambina cieca ma non per questo meno indipendente e piena di vita e facendoci vivere insieme a lei l’inizio della sua giornata. Riproponendo l’alternanza di prospettive già sperimentata in Amigos, l’artista ci mostra la realtà che tutti abbiamo sotto gli occhi in scala di grigio e fa esplodere di colori il mondo di cui Lucia fa esperienza. Le immagini in bianco e nero scorrono come sequenze cinematografiche: alcune hanno il formato quadrato tipico del fotogramma, e spesso zoomano sui dettagli (la mano, la teiera) mentre altre sono lunghe e sottili, come se osservassimo la scena attraverso una fessura. Per contro, le tavole a colori manifestano la loro esuberanza anche nelle dimensioni, spingendosi quasi sempre a occupare lo spazio di una doppia pagina, perché l’immaginazione non ha confini.
Come in un film in bianco e nero, inizia il piccolo racconto di una quotidianità che tutti conosciamo. È mattina, Lucia è a letto e ha appena aperto gli occhi. Si alza, si lava, fa colazione, si veste, prende il suo bastone ed è pronta per andare a scuola. Esce di casa, svolta l’angolo e cammina fino alla fermata dell’autobus. Sorride tra sé nell’attesa, mentre un palloncino rosso porta un tocco di colore nella scena: si tratta forse di un suo pensiero in volo, che presto si svilupperà in modo sorprendente nelle pagine a venire.
Nel frattempo arriva l’autobus, Lucia sale a bordo e prende posto vicino a un signore immerso nella lettura del giornale. È l’inizio di una magnifica avventura: i suoi capelli si allungano sollevandosi in una colonna di fumo screziata di giallo e rosa mentre dietro il finestrino passa una nuvola che ha la forma di un viso sorridente con il nasone arrossato. Forse è la faccia del vento. Il bianco e nero lascia il posto a un tripudio di colori e il sedile dell’autobus diventa un’altalena che vola tra le nuvole appesa a un aereo somigliante a un cannone da circo. Intorno a Lucia sfrecciano strane creature volanti: un gigantesco uccello turchese con un paio di lorgnette appoggiate sul becco, un uomo-tritone a strisce che si fa strada in mezzo alle nubi, un rinoceronte-pilota alla guida di un velivolo a forma di pesce.
Lucia prende la “sesta strada a sinistra”, come recita una targa sul muro di un palazzo, e lungo il cammino le sue percezioni si traducono in immagini surreali. Le basta sfiorare con un legnetto una cancellata in ferro battuto per trasformarla nelle canne di un organo; la voce elegante di un signore fa di lui un gentleman in frac con una bocca enorme al posto del viso e un vecchio seduto su una panchina a dar da mangiare ai piccioni è diventato un’enorme boccetta di “Parfum de vieux”. C’è chi fuma un po’ troppo e si ritrova con una pipa piena di sigarette accese al posto della testa, chi mangia talmente male da diventare un orrendo mostro gelatinoso con l’alito letteralmente in fiamme.
Francesca Del Moro