Le guerre ottomane del nuovo millennio

L’ultima frana nel Mena scoperchia un inedito squilibrio spartitorio


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Sembra un nuovo 1989 per il vuoto di potere e l’invisibilità della stabilizzazione. La frammentazione dei territori e la diaspora e la divisioni delle comunità e delle genti a esse appartenenti sono i risultati meno evidenziati dalla narrazione geopolitica, ma sono quelle che ridisegnano realmente i confini, che stanno sfumando nella divisione classica di Sykes-Picot e dopo oltre un secolo seguono una nuova forma di colonizzazione da parte di altri imperialismi: quello classicamente ottomano e quello antico dell’ortodossia ebraica, entrambi attenti a costruire alleanze, tolleranze e soliti barcamenarsi in geometrie variabili.
Con Antonella De Biasi abbiamo parlato di questi aspetti più generali, mescolati a rapidi ingrandimenti di situazioni su curdi yazidi drusi alauiti, spaziando tra Iraq e Rojava; Iran e Israele; fratelli musulmani e islamismo caucasico… rapporti tra alcune componenti di queste e altre etnie e potenze locali, mostrando come non esistano comunità coerentemente e omogeneamente schierate, ma si possano individuare centri di potere e di finanza che regolano i rapporti di forza, derivanti dagli accordi ad alto livello come i rinnovati incontri del terzetto di Astana, che ora si sposta a Doha, mostrando gli altri protagonisti che dalla penisola arabica condizionano la nuova spartizione attraverso i loro investimenti e progetti. A cominciare dagli Emirates, già ben più coinvolti del Qatar di al-Thani – bancomat di Erdoğan.
Perciò gli scenari possono essere molteplici, sia prendendo spunto dalle situazioni limitrofe (libica, irachena, afgana) sia da una frammentazione nascosta da quella presunta unità siriana proveniente dall’accordo tra tutti i protagonisti per una geografia del cuore che raggiunge gli “stan” caucasico-mediorientali.
Il mazziere sembra essere il sultano e il suo ministro degli esteri, Hakam Fidam, che ha fatto confluire il jihadismo dell’area a Idlib per scatenare di lì al momento opportuno la cavalcata trionfale per voltare una pagina da troppo tempo bloccata su un regime nato e cresciuto in un’altra epoca e in un altro scenario geopolitico. Il problema è che il cambiamento non va verso un ammodernamento del modello postcapitalista come il confederalismo democratico, anzi si torna indietro a un nuovo assemblaggio di milizie multietniche con un presunto uomo forte.
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Le guerre ottomane del nuovo millennioBy I Bastioni di Orione