Nelle loro case, le madri di San Giuliano vivono una quotidianità scandita dal ricordo dei figli persi. Il 31 ottobre è una ferita che sconfina le mura domestiche, attraversa le strade e le esistenze del paese rinato.

La scuola riprende tra le tele cerate della tendopoli. Dopo la costruzione del villaggio temporaneo, la comunità si ritrova nelle casette tra nuova solidarietà e inaspettate fratture. Arriva anche la verità giudiziaria: non è stato solo il terremoto a far crollare la ‘Francesco Jovine’.

Le operazioni di soccorso sono sempre più rapide, ma per molti studenti della scuola è troppo tardi. Il paese resta in silenzio. “Ci sentiamo responsabili di non essere stati capaci di proteggere i nostri figli”, dice il presidente della Repubblica. Un corteo funebre troppo lungo risale verso il cimitero.

Dopo la scossa, le madri di San Giuliano salgono sulle macerie: si scava a mani nude pur di strappare alla morte quelle giovani vite. I Vigili del Fuoco entrano nella scuola crollata creando dei varchi. Il loro soccorso è la luce che illumina quel ventre buio.
Per la realizzazione di questo episodio, si ringrazia il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

Una mattina di fine ottobre. San Giuliano si sveglia. Poi arriva la scossa delle 11.32. La scuola del paese diventa un groviglio di macerie. L’entropia del crollo fa piombare maestre e alunni in un mondo capovolto, senza riferimenti di spazio e di tempo.