Un hacker, un'analista dell'intelligence americana, le guerre al terrore post 11 settembre, Julian Assange, Barack Obama.
Una storia che ha cambiato per sempre il nostro modo di fare informazione.

Nome sconosciuto al grande pubblico, ma non all'FBI, che non riuscì mai a mettere le mani sul creatore dell'infezione che fu in grado di attaccare decine di milioni di computer in tutto il mondo

Greg McKinnon cercava la verità, e sosteneva di averla trovata. Ma quale?

Di lui non sapevamo niente allora e sappiamo pochissimo adesso. Eppure, Sven Jaschan ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'hacking.

La vicenda umana e informatica di John McAfee è stata una storia bigger than life, sempre in corsa, sempre in cerca di qualcosa di più, di grandioso, di geniale: da programmatore informatico a candidato presidenziale americana, la sua è stata un’avventura che vale sempre la pena di essere raccontata.

Di Vladimir Levin sappiamo talmente poco che la sua storia potremmo raccontarla in molti modi diversi e sarebbero tutti veritieri allo stesso modo. O falsi, allo stesso modo.

Albert Gonzalez e il gruppo di hacker di cui era a capo riuscirono a sottrarre migliaia di dati e migliaia di dollari, ma soprattutto riuscirono a carpire la fiducia degli agenti federali e a mostrare su campo quanto possano essere imprevedibili le tecniche di social engineering

Robert Morris voleva dimostrare che era possibile creare quel certo tipo di software: non pensava di trasformarsi nel barone von Frankenstein e di diffondere la più celebre infezione digitale degli albori di Internet.

Jonathan James fu il ragazzo che hackerò la NASA, ma non uscì più dal buco nero in cui era sprofondato.

Kevin Poulsen è stato uno dei più celebri phreaker, gli hacker che attaccavano le linee telefoniche, di sempre, ma anche un giornalista coinvolto in alcuni dei momenti più epocali dell'informazione contemporanea.