Passeggiando per le stradine tortuose del centro storico, la Via Santo Spirito ti condurrà all’omonimo monastero, uno dei più importanti monumenti dell’arte medievale in Sicilia! Il complesso fu fondato da Rosalia Prefoglio detta “Marchisia”, moglie di Federico I Chiaramonte, intorno al 1299, per le monache cistercensi. Gli agrigentini lo chiamano “Bataranni”, che significa Badia Grande.
La facciata della Chiesa, cui è annesso il monastero, ti apparirà elegante nella sua semplicità, con il portale gotico e il rosone che spiccano sul colore della pietra locale, dominati dal secentesco sistema campanario.
Il contrasto con l’interno è incredibile! La chiesa, a navata unica con soffitto a cassettoni, è splendida nella decorazione barocca, con i quattro teatrini in stucco, scolpiti da Giacomo Serpotta fra il 1704 e il 1708, che rappresentano la Natività, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio e la Fuga in Egitto. Resterai colpito soprattutto dall’altare maggiore, i cui decori sembrano dei ricami, con la Gloria raffigurante Dio, lo Spirito Santo, S. Bernardo e S. Benedetto circondati da angeli. Oltre alla cappella votiva di Giovanni Chiaramonte, troverai opere d’arte pregevole, come la scultura cinquecentesca della scuola di Antonello Gagini, raffigurante la Madonna del fonte con bambino.
Dopo l’Unità d’Italia e la soppressione degli ordini religiosi, il Monastero passò di proprietà al Comune di Agrigento: oggi l’edificio ospita la sezione Antropologica del Museo Civico e la Collezione Sinatra.
Il monastero, che ospita alcune monache, è costituito da un ampio chiostro, sul cui prospetto occidentale si affaccia l’ingresso all’Aula Capitolare, vera opera d’arte medievale! Il grandioso portale è fiancheggiato da due bifore, abbellite da tre ordini di colonnine e sormontate da due piccoli rosoni, mentre all’interno si conserva il soffitto a grandi archi trasversali. Al piano terra si trovano anche la Cappella, eretta da Costanza II Chiaramonte intorno al 1350, e il Grande Refettorio. Al piano superiore il Dormitorio, col soffitto in legno sorretto da archi ogivali, decorato da affreschi medievali, è oggi adibito a sala convegni.
Se vuoi provare un’esperienza unica, puoi alloggiare presso il monastero e assaggiare i prelibati dolci di mandorle preparati dalle monache e un dolce che preparano solo qui, la cui ricetta è segreta: il cous cous al pistacchio! Si racconta che furono alcune donne tunisine, assegnate al monastero per svolgere servizi, a insegnare alle monache questa ricetta, amata a tal punto da Leonardo Sciascia, che ne avrebbe regalato 20 chili a amici e parenti!