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OMELIA XXVIII DOM. T. ORD. - ANNO B (Mc 10,17-30) di Giacomo Biffi
Questa è una pagina di Vangelo tra le più suggestive, e ci offre un'ampia materia di meditazione. C'è l'incontro, accuratamente descritto, tra Gesù e un ricercatore di Dio; incontro che pare all'inizio molto promettente, ma poi si risolve in una vocazione mancata. C'è una forte e conturbante riflessione di Gesù sulla ricchezza e sui suoi influssi negativi nella vicenda spirituale dell'uomo. C'è una discreta ma chiara richiesta di Pietro sulle ricompense che si possono ragionevolmente aspettare coloro che si dedicano totalmente a Cristo e al lavoro apostolico. Sono, co me si vede, temi di grande interesse, che sollecitano e meritano la nostra attenzione
L'EPISODIO
Non sappiamo niente del protagonista dell'episodio che abbiamo ascoltato. Secondo quel che ci dice il vangelo di Matteo, è un "giovane"; ed è un giovane che ha molti titoli per attirare la nostra simpatia e il nostro plauso.
Va lodato prima di tutto il suo entusiasmo e la sua iniziale risolutezza. Gli corse incontro: va a Gesù di corsa, come chi ha un affare importante e urgente da sbrigare subito. Sembra proprio uno di quei ragazzi magnifici (ce ne sono anche oggi), decisi ad affronta re senza indugio le questioni esistenziali che contano e a non sciupare nella banalità gli anni più belli della loro vita.
Poi dobbiamo lodare la sua fede. Egli si getta in ginocchio davanti al Signore: crede in lui e sa che nessun altro potrà rispondere in modo esauriente alla domanda che gli punge il cuore.
Dobbiamo ancora lodarlo perché - a differenza di tanti coetanei di tutti i tempi - ha capito immediata mente quale sia il fondamentale e non eludibile problema dell'uomo: è il problema della "vita eterna". Che cosa devo fare per avere la vita eterna?: chi cerca di schivare questo interrogativo - magari per la paura che lo distragga dagli impegni e dalle spensieratezze della terra - si destina da sé a vivere senza senso e senza scopo. Se non cerchiamo di spingere lo sguardo oltre lo spazio che ci è dato quaggiù e oltre il mondo visibile, ci condanniamo a lasciarci travolgere dalla corsa vana del tempo: avremo anche giorni affaccendati e frenetici, ma nella sostanza vuoti e desolati; avremo anche ore dense di sensazioni eccitanti e di piaceri, ma privi di letizia e di vera speranza.
Infine quel giovane va lodato per la sua condotta senza macchia. Dice: Tutte queste cose - cioè i comandamenti di Dio - le ho osservate fin dalla mia giovinezza. Ed è indubbiamente sincero, tanto che Gesù, fissato lo, lo amò; cioè: guardandolo dentro, nell'intima verità del suo essere, si sentì preso da un grande e particolarissimo affetto per lui. E proprio in virtù di questo amore, gli fa balenare davanti agli occhi un traguardo più alto, gli fa una proposta più esigente di quanto egli si sarebbe aspettato: Va', vendi quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni e seguimi. Di fronte all'incalzare appassionato dell'iniziativa divina quel giovane si smarrisce, si perde d'animo e comincia a difendersi da un amore per lui che si è fatto troppo grande e troppo costoso. E, resistendo all'a more di Dio, si estromette dai sentieri della gioia: Rat tristatosi..., se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
LA RISPOSTA DI GESÙ
La risposta del Maestro divino alla richiesta dello sconosciuto - risposta che, come s'è visto, ne ha spento gli ardori - vuol essere da noi ben considerata. Gesù afferma che la strada della vita eterna - sulla quale era stato interrogato - è graduata ed è, per così dire, a differenti velocità.
Il primo livello è dato dall'osservanza dei comandamenti, ed è un livello irrinunciabile. Nessuno nel cristianesimo può aspirare ai grandi ideali di fraternità, di lotta per la giustizia, di donazione alle grandi cause dell'uomo, se si dispensa dal rispettare nel proprio comportamento la legge del Signore. Uno non può mettersi in mente mirabili progetti di altruismo, se poi non è capace, e non si sforza, di non contrista re il padre e la madre. Il cristiano non può sognare imprese eccezionali ed eroiche nella vita pubblica, se non si decide prima a essere leale, casto, onesto nella sua vita personale.
Il secondo livello è dato dal distacco dai beni della terra; un distacco che però non deve avvenire come ossequio alle ideologie del momento o quasi per rancore verso i ricchi o per disprezzo verso le classi abbienti, ma - dice Gesù - va compiuto a causa mia e a causa del Vangelo. E, quasi a prova che la rinuncia non è motivata dal l'odio ma è ispirata dall'amore, deve congiungersi alla carità verso i più deboli e bisognosi: Vendi quello che hai e dallo ai poveri. In questo consiglio c'è anche la preoccupazione del Signore per la salvezza e il vero vantaggio dell'uomo. Secondo lui, le ricchezze non sono un male in se stesse, ma sono indubbiamente un pericolo. I ricchi per ciò, a giudizio del Vangelo, non sono né da colpevolizzare né da invidiare: sono piuttosto da compiange re, perché l'impresa di farli entrare per la porta stretta del Regno dei cieli è umanamente disperata. Ma Gesù - che a differenza di qualche suo lontano discepolo dall'animo intransigente e duro non esclude mai nessuno dal suo amore - soggiunge subito: È impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio. Poi vieni e seguimi. Qui c'è il livello più alto: la perfezione sta nel seguire il nostro Salvatore con totalità di determinazione, facendo di lui, dell'ascolto della sua parola, della intimità con lui, della sua imitazione, l'ansia dolcissima di ogni giorno. Queste proposte di Cristo sono offerte a tutti i battezzati, anche se non a tutti nelle stesse forme e con la stessa intensità. Tutti in egual misura devono osservare i comanda menti di Dio. Tutti devono preoccuparsi di non resta re impigliati negli agi di questo mondo, ma non tutti sono chiamati a farlo nelle stesse condizioni: c'è diversità tra chi ha responsabilità familiari e civili e chi sceglie la professione religiosa. Similmente tutti devono seguire con generosità di spirito Gesù, ma non a tutti è dato di lasciare materialmente tutto per avere maggior libertà di attendere a Dio e alla diffusione del suo Regno. Questo è tipico e proprio delle vocazioni di speciale consacrazione. Chi si mette su quest'ultima strada - risponde Gesù alla domanda di Pietro - avrà come ricompensa tre cose: - una vita umanamente più significante e più piena, più ricca di fraternità e di comunione; - una certa quantità di afflizioni e di amarezze, che il Signore non risparmia mai ai suoi eletti; - un'eternità di luce e di gioia.