Testo della catechesi«“Ma con tutti i libri sull’argomento, perché la teoria non è conosciuta?”. “Questi libri non possono cancellare secoli di storia, specialmente se quella storia è sostenuta dal più grande best seller di tutti i tempi”.. “Non dirmi che Harry Potter parla del Santo Graal”. “Parlavo della Bibbia”». Questo dialogo tra l’editor Jonas Faukman e il professore Robert Langdon ci introduce alla visione del testo sacro offertoci da Il codice da Vinci, romanzo attraverso il quale nel 2003 è stato sollevato un vero e proprio polverone, e le cui prime parole sono: «Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale». Come mai tanto scalpore? La pagina 9 dell’edizione italiana così prosegue: «Tutte le descrizioni di opere d’arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà». Insomma, si tratta di pure invenzioni o no? All’autore piace mischiare le carte, per poi svelarle sul tavolo da gioco al momento opportuno. Daniel Gerhard Brown è tra gli autori thriller (dall’inglese to thrill, rabbrividire) più popolari: di origini inglesi, irlandesi, scozzesi e francesi, figlio di un matematico e di una musicista, uomo di scienza il padre, donna di fede la madre, è cresciuto in un clima che tentava di conciliare i due aspetti. Fin da giovane Daniel è stato messo alla prova da papà con anagrammi e cacce al tesoro curatissime, soprattutto in occasione del Natale. Chi ha letto il romanzo capirà bene da dove giunge l’ispirazione ad esempio del ventitreesimo capitolo. Dopo la laurea prova a diventare cantautore e pianista, poi però si dedica allo studio della storia dell’arte a Siviglia, dove approfondisce la conoscenza di Leonardo da Vinci e della crittografia. Altri indizi che spiegano tanto del futuro best seller. Dopo aver scritto un romanzo assieme alla moglie (pittrice e storica dell’arte), nel 1996 inizia a fare lo scrittore a tempo pieno. Tornando al suo romanzo, perché continuare ad occuparcene, se le polemiche da lui sollevate sono ormai sorpassate da anni? Anche se «A tutti piacciono i complotti», dato che «Il cieco vede quello che desidera vedere», per dirla con due citazioni del romanzo stesso, l’intento non è certo quello di rivalutarlo, quanto piuttosto indagare i punti sensibili che l’autore è stato capace di toccare, aspetto forse emerso troppo poco, dato che la critica, cattolica soprattutto, all’uscita dello scritto ha immediatamente eretto un vero e proprio muro apologetico, mirato a difendersi dalla numerose fandonie pronunciate. Il lascito del romanzo è tuttavia più ampio e interessante, proviamo a mostrarlo. Quali sono, come si diceva, i tasti che Brown tocca? Moltissimi. Solo per citarne alcuni: il binomio Chiesa-Vaticano, la prelatura dell’Opus Dei, il tema dell’arte, la tradizione scritturistica, l’importanza dei simboli, il mito del santo Graal, l’ignoranza del cristiano medio in merito alla Bibbia, il ruolo della donna nella vita della Chiesa, l’identità di genere di Dio, chi sia veramente Gesù, il grande dilemma del peccato originale, l’eterna questione del potere, il fenomeno della secolarizzazione e tanti altri.. Ringraziamo allora l’autore, ironia a parte, per l’occasione che ci offre. Dei suoi romanzi, tradotti in più di 56 lingue, i più famosi (che hanno come protagonista Robert Langdon) devono la loro notorietà anche alla trasposizione cinematografica avvenuta sotto la regia di Ron Howard, che ha raggiunto il suo apice con i due Oscar per A Beautiful Mind, ma celebre e amato in tutto il mondo grazie soprattutto al ruolo di Richie Cunningham nella famosa sitcom Happy Days. Se Angeli e demoni ruota attorno alla società segreta degli scienziati cristiani chiamati Illuminati, ne Il simbolo perduto il tema centrale è la massoneria, mentre Inferno indaga i segreti ...