Quando pensiamo all' accessibilità, ci vengono in mente rampe, ascensori, marciapiedi lisci. Ma cosa succede quando la barriera non è un gradino… ma una risposta automatica, un “sì sì, è accessibile” detto a caso, un sito pieno di informazioni inutili e nessun dato pratico per capire se in quel luogo ci entrerai davvero?

In questo episodio di Avventure Accessibili ti porto con me dentro un altro tipo di accessibilità: quella che passa dalla comunicazione. Parto da un cartellino illeggibile al buffet di un albergo e arrivo fino a un teatro di Milano “accessibile solo sulla carta”, passando per ristoranti che ti offrono di “tirarti su loro” al posto di darti informazioni chiare, siti scritti male, ma anche buone pratiche, come l’uso dell’alt-text nei post e progetti innovativi come Tradokoo, pensato per facilitare la vita alle persone sorde e mute in aeroporti, sportelli pubblici ed esercizi commerciali.

Ti racconto il mio dilemma linguistico tra schwa, maschile sovraesteso e femminile, il perché ho scelto il femminile sovraesteso nel podcast e come l’accessibilità digitale non sia solo rispettare una normativa, ma ridurre la fatica cognitiva di chi legge, ascolta e si orienta. E, come sempre, ti porto esempi veri: musei, ascensori nascosti, percorsi improbabili, risposte-non-risposte… e cosa faccio concretamente, nel mio lavoro, per evitare che tu ti ritrovi nelle stesse situazioni.

Se ti è mai capitato di sentirti “di troppo” solo perché nessuno ti aveva detto come entrare, dove passare, cosa aspettarti, questa puntata è per te: perché quando la comunicazione funziona, la comunicazione diventa accessibilità. E quando non funziona… rischia di trasformarsi nella barriera più grande.

🎧 Ascolta l’episodio, raccontami la tua esperienza e, se vuoi viaggiare con più serenità, ti aspetto su avventureaccessibili.it e scrivimi a [email protected]

Ci sentiamo Giovedì