vedi libro: https://www.libri.it/rebecca
Mentre ancora riecheggia nella nostra mente la lugubre filastrocca di Rachel che chiudeva il primo volume, ci accingiamo a esplorare un paese alquanto bizzarro, vero protagonista di questo secondo libro della serie delle Scienze Inesatte, e a poco a poco scopriamo che cosa lega la vicenda della bambina spettrale alla storia dei due fidanzati Giona e Rebecca. Il tempo della narrazione è ancora indefinito, ma sappiamo che una guerra furoreggia poco lontano dal piccolo borgo dove vivono i due ragazzi. Quasi ogni giorno sopra le loro teste sfilano nefaste processioni di dirigibili, alcuni dei quali, centrati dal nemico, spariscono avvolti nel fumo e nelle fiamme. Ciò nonostante la guerra sembra non preoccupare più di tanto gli abitanti del paese, i quali vivono pacificamente attendendo alle proprie occupazioni. Che sono, a dire il vero, piuttosto bizzarre: qui infatti si incontrano perlopiù cultori di materie stravaganti ed esperti di scienze alternative quali zoologi apocrifi, tanatologi, bibliografi immaginari, nasologi, frenologi sfrenati, teratologi estetici, numerologi demenziali, complimentologi, architetti di castelli di sabbia, astronomi sottomarini e altri specialisti di quelle scienze inesatte che danno il nome al paese fin dai tempi antichi, quando nella zona si stabilì un primo gruppo di ricercatori che col passare dei secoli divenne sempre più numeroso.
Anche il paese, incastonato tra due pareti rocciose e protetto da un muro di cinta, ha un aspetto singolare come i suoi abitanti: le case sono di pietra, ornate con i resti delle navi naufragate o con strane sculture, e sugli abbaini danzano mostri in ferro battuto e stravaganti banderuole. Sul litorale capita di incontrare barconi capovolti trasformati in abitazioni per intere famiglie e non mancano originali luoghi di ritrovo come la taverna del vecchio Ezechiele, una bettola ricavata all’interno della carcassa mummificata di un pesce gigantesco. Per le vie del paese è facile imbattersi in saltimbanchi, burattinai, cantastorie, musicisti e altri artisti di strada che animano feste e celebrazioni ed escono sempre allo scoperto nelle rare giornate di sole.
Il “Paese delle Scienze Inesatte” è un luogo ai confini tra scienza e fantasia, che Stefano Bessoni ha cominciato a mettere a fuoco una quindicina di anni fa, quando aveva intenzione di ambientarvi il suo primo film. In cerca di luoghi da prendere a modello, esplorò le coste francesi, tra la Normandia e la Bretagna, dove ammirò smisurate scogliere, fari abbandonati, paesini sperduti rimasti fermi agli inizi del secolo scorso e una rupe scolpita da un abate cieco, affollata di mostri, strane creature marine e pirati. Scoprì inoltre i calvari, singolari complessi parrocchiali gotici modellati nella pietra, animati da sculture e bassorilievi che raccontano la passione di Cristo vicino alle gesta dell’Ankou, lo scheletro con la falce che nella mitologia bretone impersona la morte. In una piccola libreria scovò vari libri fotografici che documentavano la vita di cacciatori di balene e pescatori di merluzzi, ma trattavano anche di mostri marini e leviatani.
Fu su questi luoghi che Bessoni cominciò a modellare il suo “Paese delle Scienze Inesatte”, ispirandosi inoltre a due film di Peter Greenaway, Zoo – A zed and two noughts e Drowning by numbers, e in particolare alla scelta del regista di organizzare la storia secondo strutture avulse dalla scaletta narrativa, non disdegnando elenchi, classificazioni, forme di organizzazione espressiva più vicine alla catalogazione scientifica. Così la serie delle Scienze Inesatte cominciò a prendere forma come un compendio classificatorio del suo paese ideale, dove a contare erano soprattutto le abitudini e le peculiarità degli abitanti.
Francesca Del Moro