Francesco Zanardi - Il Garante per l’infanzia si pronuncia sul vuoto legislativo del Certificato antipedofilia.
Il Garante per i diritti dell’infanzia italiano si è pronunciato per la prima volta sul grave vuoto legislativo del certificato anti pedofilia che la Rete L’ABUSO contesta da anni, per via dei vuoti applicativi dello stesso, che lasciano al momento fuori dall’esibirlo alcune categorie tra cui il volontariato.
Lo ha fatto, nella giornata mondiale per i diritti dell’infanzia, alla luce però di una ennesima contestazione della Rete L’ABUSO agli organi sovranazionali, attualmente in corso presso il Parlamento europeo.
Una serie di silenzi istituzionali che dura almeno dal 2017, quando il Deputato Matteo Mantero, dopo le inascoltate diffide e denunce dei legali della Rete L’ABUSO agli organi Istituzionali italiani, depositò un’interrogazione Parlamentare, tutt’oggi inascoltata.
Segui il primo formale reclamo dell’Associazione per la mancata risposta delle Istituzioni, al Comitato per i diritti dell’infanzia dell’ONU, al quale l’Italia non rispose mai.
Da qui l’inevitabile scelta di rivolgersi all’Unione Europea all’interno della quale l’Italia è l’unico Stato membro in materia di pedofilia a non essersi reso conto in tredici anni della situazione drammatica sul territorio, malgrado tutti gli altri stati membri producessero attraverso commissioni indipendenti, relazioni a dire poco allarmanti.
Quanto dichiarato dal Garante in occasione della Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia, se pur dipenderà nell’attuazione dalla concreta volontà e dall'impegno del Governo, è tuttavia importante per un paese tanto arretrato in materia di diritti dei minori e delle fasce deboli, quanto l’Italia.
Rete L’ABUSO
https://youtu.be/tbYpnXY_FEA?si=ygCTVDJ763yRvmLW&t=225
Federica Tourn - Negli Stati Uniti, le diocesi dichiarano bancarotta per sottrarsi a giusti risarcimenti per le vittime di abuso
Uno dopo l’altro, vari rami della chiesa cattolica in tutta la California hanno dichiarato bancarotta, citando l’incapacità di risarcire i danni derivanti da un gran numero di cause legali per abusi sessuali. Tra questi, le ultime sono state le diocesi di Santa Rosa e Oakland, l’ arcidiocesi di San Francisco,la diocesi di San Diego.
Le dichiarazioni di fallimento della Chiesa non sono senza precedenti. Da Portland a Milwaukee e da Helena a Rochester, le diocesi dichiarano bancarotta ai sensi del capitolo 11 da quasi due decenni . E non è solo la Chiesa cattolica a compiere questi passi. Allo stesso modo, i Boy Scouts of America hanno cercato una via d'uscita da migliaia di accuse di abusi sessuali nel 2020.
L’ondata di cause legali in California è arrivata dopo che la legislazione del 2019 ha aperto una “finestra di riepilogo” di tre anni che consentirebbe ai sopravvissuti ad abusi sessuali infantili di intentare azioni legali basate su vecchie accuse che normalmente sarebbero escluse dai termini di prescrizione. Quando la finestra si è chiusa lo scorso dicembre, più di 2.000 persone in tutto lo Stato avevano intentato cause contro la Chiesa cattolica.
Ma dichiarare bancarotta non significa che la Chiesa sia al verde. Si tratta piuttosto di una strategia legale intrapresa da aziende che affermano di non avere i fondi per pagare un numero elevato di risarcimenti individuali. Conosciute come “riorganizzazioni”, queste protezioni dal fallimento consentono alla chiesa di evitare di intraprendere dozzine, se non centinaia o migliaia, di processi individuali costosi raggruppandoli in un unico accordo.
Nel 2019, l’arcidiocesi di Los Angeles ha pagato 8 milioni di dollari a un singolo sopravvissuto agli abusi . Ad oggi, gli accordi sono costati alla chiesa cattolica della California più di 1 miliardo di dollari
Ai sopravvissuti agli abusi, il procedimento sembra una scappatoia. “È solo un altro modo per metterci a tacere”, dice Dan McNevin, che guida la sezione di Oakland del gruppo di supporto Survivors Network of those Abus...