Federica Tourn - Un'altra ex suora testimonia contro don Marko Rupnik
«Una volta, mentre eravamo seduti a tavola uno di fronte all'altra, Rupnik mi disse: "Ora vediamo chi è più forte!". Mi afferrò le mani sul tavolo e, palmo su palmo, cominciò a premere con grande forza. Io gridai che mi faceva male ma lui non smise. Cercai di allontanarmi e lo pregai di fermarsi. Continuò a spingere, piegandomi il dito in modo così violento che il mio indice destro si ruppe. Ero sconvolta dal dolore ma padre Rupnik non si scusò. Rimase calmo e disse: "Ora hai il sigillo permanente della Compagnia di Gesù". E aggiunse: "L'ho fatto per amore"».
A parlare è Pia (nome di fantasia), entrata a far parte della Comunità di Loyola in Slovenia nel 1990, all'età di 24 anni. Questa scena, che si è svolta quando la ragazza era ancora una novizia della comunità religiosa fondata dall'ex gesuita Marko Rupnik e da Ivanka Hosta, è un'altra testimonianza degli abusi che il famoso artista ha commesso ai danni di diverse religiose e di cui dovrà rispondere in un processo canonico, ora che papa Francesco ha tolto la prescrizione ai fatti avvenuti negli anni '90.
Il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha sciolto la Comunità Loyola lo scorso 20 ottobre «a causa di gravi problemi riguardanti l’esercizio dell’autorità e della convivenza comunitaria». La superiora generale Ivanka Hosta è stata rimossa a giugno 2023 dal suo ruolo e, tra le altre cose, le è stato proibito di contattare le ex suore per tre anni.
Almeno sul fronte dei mosaici del Centro Aletti, però, qualcosa si muove. Jean-Marc Grand, parroco di Saint Joseph-Saint Martin aTroyes, in Francia, ha deciso, dopo un processo di discernimento con testimoni e vittime di abusi, di rimuovere un trittico di Rupnik, realizzato e installato nella cappella del presbiterio nel 1994 «senza consultare la comunità», come si legge in una nota della parrocchia. È la prima volta che si decide di togliere un'opera di Rupnik da una chiesa: un caso che può diventare un precedente per tutte le commissioni che stanno valutando cosa fare dei mosaici del discusso artista.
Fonte: Domani
https://youtu.be/VTdzdnuUCeM?si=pK5Ea1_r_lLSUWgs&t=151
Francesco Zanardi
- 15 anni di abusi e silenzi sui chierichetti del Papa: il caso trasferito a Como
Quando la Corte d'appello della Città del Vaticano ha emesso, il 23 gennaio scorso, la sentenza per le scandalose vicende del Preseminario San Pio X, per un attimo si è riaperta una faglia dolorosa. Ma come accade spesso, quando viene messa in discussione un'istituzione globale come la Chiesa, si è subito richiusa.
E la storia dimenticata, insabbiata, nascosta, dei "chierichetti del Papa" che vivevano accanto alle residenze di Benedetto XVI e di Francesco. Dietro quelle mura si sono consumati episodi torbidi di sesso, denunciati con coraggio da due ragazzi. Uno era la vittima, oggi trentenne, l'altro il testimone oculare.
Per anni le loro parole sono rimaste inascoltate dalle gerarchie, non solo nell'istituto che accoglieva i "ministranti" della Basilica di San Pietro, ma anche nella catena di comando che portava alla Segreteria di Stato. Almeno sette cardinali e tre vescovi ne erano al corrente, informati da lettere puntuali e non anonime.
Adesso i giudici hanno accertato che un colpevole c'è stato, ma solo per corruzione di minore, infliggendo 2 anni e 6 mesi a Gabriele Martinelli, tuttavia da tempo sacerdote a Como.
Eppure la condanna rischia di dissolversi con il ricorso in Cassazione, così come è evaporata l'accusa più grave di violenza sessuale continuata, consumata nelle camerate del Preseminario, oggi fatto trasferire per decisione di papa Francesco.
L'assoluzione con il dubbio di Martinelli e la prescrizione del favoreggiamento contestato al rettore don Enrico Radice, per non aver dato credito alle confidenze della vittima, hanno consegnato una verità incompiuta, ridotta a una fornicazione tra adolescenti.