Francesco Zanardi - Ben quattro persone avrebbero coperto gli abusi di Frateschi
Sarebbero state a conoscenza dei presunti abusi sessuali di cui è accusato Alessandro Frateschi almeno quattro persone, sulle quali indaga la Procura della Repubblica di Latina. Si tratta di due suore e due psicologi, che avrebbero saputo cosa faceva il professore di religione, ma che non lo hanno denunciato.
Per l'avvocato delle parti civili, Nicodemo Gentile, gli abusi sessuali al liceo Majorana potevano essere evitati se si fossero presi subito provvedimenti nei confronti del docente.
Secondo quanto ricostruito finora in sede d'indagine ad essere a conoscenza dei presunti abusi sessuali compiuti dal professore erano almeno quattro persone, due suore e due psicologi, i quali avrebbero taciuto tutto. Il docente pare sia infatti stato contattato da una prima religiosa, che non lo ha denunciato. Stesso discorso per un'altra suora, che frequentava la stessa casa famiglia del professore.
Una ragazza, che viveva in una casa famiglia insieme al fratello, ha raccontato gli abusi che quest'ultimo avrebbe subito e di aver conosciuto il professore. Un rapporto quello dei due fratelli e il docente, che è proseguito a casa sua, dove il ragazzo ha trascorso le vacanze di Natale, mentre la sorella, positiva al Covid, no.
E proprio in quel frangente si sarebbero consumate le violenze denunciate dal ragazzo e dalla sorella ai carabinieri. Il giovane infatti si era confidato con una psicologa, esprimendo l'intenzione di rivolgersi alle forze dell'ordine, cosa che non gli è stata permessa. Il ragazzo poi avrebbe raccontato la stessa cosa allo psicologo di un'altra casa famiglia, il quale si sarebbe confrontato con una suora e anche in quel caso non è partita alcuna denuncia. Poi sono arrivate le denunce dal liceo Majorana, che hanno acceso i riflettori della Procura sul caso e il professore è stato arrestato.
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Ludovica Eugenio - È morto a 94 anni mons. Thomas Gumbleton
È morto a 94 anni mons. Thomas Gumbleton, già vescovo ausiliare di Detroit, campione dell'attivismo per la giustizia sociale e la pace, membro fondatore di Pax Christi USA. Gumbleton era spesso sulla scena dei luoghi più problematici del mondo e negli Stati Uniti fu arrestato per disobbedienza civile durante le proteste contro le armi nucleari e la guerra in Iraq del 2003. Prese anche posizione su questioni dottrinali controverse della chiesa come l'ordinazione delle donne e i diritti dei gay. Tutto ciò gli impedì di diventare vescovo ordinario, ma l’episodio che gli costò la carriera riguarda l’ambito degli abusi sessuali nella Chiesa, nel quale assunse una posizione impopolare che lo rese ancora più inviso alle gerarchie.
L’impegno coerente e rigoroso di Gumbleton riguardo alla gestione degli abusi si intensificò dopo che scoprì che il prete che aveva abusato di Barbara Blaine, fondatrice di Snap, associazione di vittime, era ancora in circolazione e che il vescovo competente, al quale si era rivolto per un’azione efficace, non aveva fatto nulla.
Nel gennaio 2006, fornì una testimonianza scritta ai legislatori dello stato dell'Ohio appoggiando l'estensione dei termini di prescrizione per le cause civili nei casi di abuso sessuale a vent’anni dopo il compimento dei 18 anni di età della vittima, e in particolare la clausola che proponeva l’apertura di una ulteriore finestra di un anno per consentire alle persone di farsi avanti con accuse che avessero già superato i termini di prescrizione. In quell’occasione rivelò anche di essere stato vittima di abusi sessuali da parte di un prete, all’età di 9 e 10 anni. La Conferenza episcopale e i vescovi dell’Ohio si erano espressi invece contro il disegno di legge; infuriati per la posizione di Gumbleton, lo denunciarono formalmente per aver violato la “communio episcoporum” (la comunione dei vescovi) presso il nunzio apostolico che si recò immediatamente a Roma.
Di conseguenza,