Passeggiando per le strette vie di Saillon, il tempo si dilata e si restringe, ti avvolge in una bolla e rallenta, ti trasporta indietro, fino al Milleduecento. Vedi quello che è stato in quello che c’è attorno a te ancora oggi: vigneti tutto intorno, e mura imponenti, intatte e secolari, che avvolgono il nucleo storico del paese proteggendolo ancora.
Ha quattro entrate soltanto: nord, sud, est e ovest, e due arterie principali che disegnano una croce da un punto all’altro del borgo. In questi quattro quadrati tra le vie, c’è ancora la vita: alcune di queste strade sono coperte, e creano passaggi ombrosi che raccontano storie di secoli passati, mentre altre sono collegate da archi che sembrano sospingerti indietro, ancora indietro. Rimbomba in una qualche memoria passata il clangore delle spade, il suono degli zoccoli dei cavalli sul terreno, e quella data che cambiò il paese: nel 1475 la città fu presa, e l’antico castello fu distrutto.
Rimane però la torre Bayart, fiera e solitaria sulla collina; guardandola non puoi fare a meno di immaginare i giorni in cui Saillon era un punto strategico conteso, o a quando il leggendario falsario Joseph-Samuel Farinet camminava fra le vie del borgo, trovandovi rifugio.
Mentre ti avvicini alla collina, intravedi l’ingresso della vecchia cava di marmo, da cui proviene il marmo che ha ornato edifici come l'Opera di Parigi e il British Museum di Londra. Ora la cava tace, ma il suo marmo risplende ancora, lontano.
Così è Saillon: antica, ma mai superata.