La prima impressione, un po’ da lontano, è di una cittadina distesa: appoggiata con la testa alla base della montagna, e allungata con tutto il corpo nella sua valle, con le ultime case a bagnare le dita nel fiume Rodano. Saint-Maurice deve essere davvero comoda, qui nella valle del Rodano, perchè non si muove da centinaia di anni: a partire dai tempi dei romani, quando fungeva da stazione doganale all’ingresso della valle.
Tu, forse, di Saint-Maurice già conosci qualcosa: il verde tutto intorno, le strade curate e le attività nei pressi, ma probabilmente sei qui per l’abbazia. Non ti è nuova, l’hai già vista in foto sulle cartine e ricordi di aver letto da qualche parte che è patrimonio culturale, ma dal vivo è tutta un’altra cosa. Ecco, sei sul selciato: fondata nel 515 dal primo re burgundo cattolico, l’Abbazia di Saint-Maurice divenne subito un importante centro monastico, ospitando centinaia di monaci, migliaia di pellegrini, e un numero indefinito di preghiere e monologhi interiori. Ora che entri, vedi le vite dei fedeli e dei santi attraverso i tesori ecclesiastici custoditi al suo interno, senti i pensieri di chi qui ha trovato rifugio.
Fai un passo ancora più indietro, e scopri che l’abbazia sorge presso un’antica sorgente, che si dice già in epoca romana fosse sede di un tempio dedicato alle ninfe o a Mercurio. C’è qualcosa, nelle acque e nel sottosuolo, qui, che gorgoglia e ti avvolge e ti invita a fermarti. Puoi farlo: all’estremità della cittadina ci sono Les Bains de Lavey, con le acque termali più calde della svizzera, o le grotte delle fate, con più di cinquecento metri di curve scavate naturalmente nella roccia della montagna, che si concludono con un laghetto sotterraneo e una cascata.
Ecco, hai fatto quasi tutto: non resta che esplorare il nucleo più antico, con gli edifici risalenti a dopo l’incendio del 1693, costruito lungo la Grand-Rue» che in età romana era arteria di collegamento. Cammina fra le sue vie, fra le sue vene scoperte: sentirai come batte il cuore di Saint-Maurice.