Testo della catechesi«Sarò breve e conciso. Famiglia, religione, amicizia: sono i tre demoni che dovete annientare per ottenere successo negli affari»: sono le parole shockanti con cui Montgomery Burns si presenta ad una platea di bambini. La citazione è tuttavia programmatica, dato che I Simpson affrontano le tematiche più svariate ma, su tutte, famiglia, amicizia e religione, appunto. Lo scottante tema religioso è dunque affrontato apertamente da questa sitcom animata, nonostante il programma appaia, almeno in superficie, anti-religioso (e forse lo è), ma ormai è chiaro che quando fa satira su qualcosa o qualcuno è perché ne riconosce l’importanza. A testimoniare la centralità del tema sono ad esempio le infinite citazioni bibliche, senza contare il numero di episodi interamente o quasi dedicati alla religione. Il suo autore, Matthew Abram Groening, si pone sulla scia di Charles Schulz, un evangelico pentecostale che si mise a far teologia con la matita negli anni Sessanta, dando vita a I Peanuts (Snoopy e Charlie Brown, per i più smemorati), nei quali gli americani si identificarono. Su Groening sono ventilate più volte le origini ebraiche ma, seppur nato in una famiglia mennonita (il ramo più numeroso tra le chiese anabattiste) e cresciuto fra i metodisti (espressione diffusissima del protestantesimo), si definisce oggi agnostico. Deciso da subito a seguire le orme del padre, ex-cartoonist, svoltò nel 1977 a Los Angeles, città che gli ispirerà i personaggi della striscia comica Life in Hell. È in questo momento che nascono I Simpson, che troveranno la loro definitiva veste nel 1986, quando il produttore James L.Brooks gli chiederà di trasformare la striscia ormai di successo Life in Hell in una serie animata televisiva. Dopo qualche titubanza da parte di Groening la Fox trasmette nel Natale del 1989 Simpson Roasting On An Open Fire, dando ufficialmente inizio alla serie. I Simpson, sitcom animata per adulti, presenta ogni episodio con almeno due storie parallele, una delle quali interessa il mondo adulto, l’altra i giovani. Se da una parte I Simpson dissacrano tutto e tutti, dall’altra omettono di proporre soluzioni, quasi a lasciare che l’ultima parola sia del pubblico, chiamato appunto a criticare (nel senso etimologico del termine, “giudicare distinguendo”) in modo attivo. Springfield, cittadina in cui la sitcom è ambientata – fondata forse da un gruppo di pionieri puritani, intenzionati a fondare una nuova Sodoma, avendo mal interpretato un passo della Bibbia! – rappresenta lo stereotipo della tipica small town americana, il nome figura infatti in almeno trentaquattro dei cinquanta Stati della Federazione. Perché, è il caso di chiedersi, i personaggi hanno la pelle gialla? Tale colore da una parte è metafora dell’anticonformismo, dell’irriverenza e dell’iconoclastia che l’autore intende veicolare, dall’altra è «il colore non solo della malinconia, ma anche dell’itterizia (malattia della pelle)», denuncia dunque del volto malato – da un punto di vista relazionale – della società contemporanea. Forse anche un omaggio al primo fumetto della storia, Yellow Kid, l’irlandese in camicia gialla che fa la sua comparsa nel 1895. Se puntiamo poi l’occhio di bue sui personaggi maggiormente caratterizzati sotto il profilo religioso, notiamo anzitutto che Groening dà ai Simpson i nomi dei componenti della propria famiglia naturale, eccezion fatta per il suo, da lui ritenuto troppo banale e sostituito per questo con Bart, anagramma di brat, “monello”. Cominciamo con Homer Jay Simpson, perfetta icona dell’Occidente consumistico, oltre che dell’uomo medio, per usare un’espressione più terra terra. Il suo tratto religioso (o antireligioso) è scandito dalla relazione col suo alterego: il vicino di casa Ned Flanders, prototipo di un fondamentalismo cristiano di cui accenneremo in seguito. Una domenica mattina, come sempre restio a recarsi in chiesa, Homer dice alla moglie: «Ehi, cosa c’è di tanto eccezionale nell’andare in qualche edi...